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Fukushima, dietro il disastro l’errore umano

(Rinnovabili.it) – L’incidente nucleare che lo scorso anno ha tenuto tutto il mondo con il fiato sospeso e che ha spinto molti paesi a riflettere sui propri piani di sviluppo energetico ha un nuovo reo confesso che dovrà divedere l’onere della colpa con terremoto e tsunami: l’uomo. A stabilirlo è un’inchiesta parlamentare che ha fatto luce sulle dinamiche del disastro che lo scorso 21 marzo 2011 colpì il Giappone e per la precisione la centrale elettrica della TEPCO.

Il rapporto sconfessa l’indagine svolta precedentemente dallo stesso gestore dell’impianto che attribuiva alle cause naturali e ad una forza di impatto del  tutto imprevedibile le ben note conseguenze a cui erano andati incontro i due reattori. In realtà sul “banco degli imputati” non è finito un tecnico della Tokyo Electric Power bensì l’intero apparato di organismi preposti alla sicurezza della centrale e del territorio: “L’incidente nucleare di dell’impianto Tepco di Fukushima è stato il risultato di una concertazione tra governo, autorità di regolamentazione e società energetica, e la mancanza di governance tra dette parti”, si legge nella conclusione della Diet’s Fukushima Nuclear Accident Independent Investigation Commission. “I governi, le autorità di regolamentazione e la Tepco hanno mancato di senso di responsabilità nel proteggere le vite delle persone e della società. Hanno effettivamente tradito il diritto della nazione di essere al sicuro da incidenti nucleari. Pertanto, possiamo concludere che l’incidente era chiaramente ‘artificiale’”.

Parole severe che mettono in luce come la centrale si trovasse prima dell’incidente in chiare condizioni di vulnerabilità. L’Authority e la società proprietaria dell’impianto “erano consapevoli dal 2006 del rischio di un black out completo di Kukushima in caso di tsunami e della possibilità di danneggiamento dei reattori“, affermano gli esperti sostenendo che il regolatore abbia chiuso un occhio di fronte alle evidenti mancanze della Tepco in fatto di misure di sicurezza. Colpevole anche il governo il cui intervento per gestire la situazione di crisi sarebbe risultato “lento” generando “confusione” in merito agli ordini di evacuazione delle 80mila persone a causa di comunicazioni poco chiare.

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