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Fukushima, l’acqua contaminata potrebbe esser fatta evaporare

Per ovviare all’ormai imminente saturazione dello stoccaggio, la soluzione più probabile parrebbe essere una combinazione tra rilascio controllato in mare ed evaporazione

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Credit: Stock Catalog (CC BY 2.0)

Il Ministero valuta diverse possibilità per sbarazzarsi dell’acqua contaminata, compreso il processo adottato per la centrale nucleare di Three Mile Island

(Rinnovabili.it) – Le 1.000 cisterne istallate dalla Tokyo Electric Power (Tepco) per contenere i 200 metri cubi d’acqua giornalieri necessari a raffreddare le barre di combustibile radioattivo arriveranno a saturazione entro l’estate 2022.
Ad oggi, quasi 9 anni dopo l’incidente, a fronte di una capacità totale di 1,37 milioni di tonnellate, sono stati infatti immagazzinati circa 1 milione di metri cubi d’acqua contaminata ma lo spazio a disposizione si sta esaurendo. E mentre crescono proteste e preoccupazioni, il Governo giapponese continua a ragionare sulle diverse possibili alternative di smaltimento. Escludendo lo stoccaggio sotterraneo o la costruzione di altre cisterne, entrambe scartate a causa degli alti rischi connessi con l’esposizione a frequenti fenomeni sismici, la più probabile risultava essere fino a pochi giorni fa quella del rilascio e della diluizione dell’acqua – trattata ma ancora contaminata – in mare.

 

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Come annunciato dal Ministero dell’Ambiente, si sta tuttavia facendo largo una nuova possibilità: aggiungere al rilascio controllato in mare anche na lenta evaporazione dell’acqua contaminata. Stando a quanto dichiarato dalla Tokyo Electric Power Co., tutti i 62 elementi radioattivi contenuti nell’acqua possono infatti essere portati a livelli non dannosi per l’uomo, ad eccezione del trizio, per la rimozione del quale attualmente non esiste alcun metodo efficace. Tuttavia, ha osservato il Ministero, quella dell’evaporazione è una soluzione possibile perché già testata e comprovata  a seguito del meltdown nucleare verificatosi nel 1979 presso la centrale nucleare di Three Mile Island, negli Stati Uniti, dove, per sbarazzarsi di circa 8.700 tonnellate di acqua contaminata dal trizio, furono necessari due anni di operazioni. Gli esperti, compresi quelli dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica che hanno ispezionato la centrale di Fukushima, hanno tuttavia ripetutamente sostenuto che il rilascio controllato e graduale dell’acqua contaminata nel mare fosse l’unica opzione realistica.

Come accennato, la soluzione potrebbe dunque consistere in una “combinazione”dei due metodi di cui sopra. L’ipotesi è al vaglio degli esperti ma, data l’ormai imminente saturazione dei serbatoi, le operazione potrebbero prendere il via già nell’estate del 2022, quindi dopo le Olimpiadi di Tokyo. 

 

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