Pubblicati sul sito Polaris del Cnr-Irpi, i rapporti sul rischio idrogeologico posto da frane e inondazioni
(Rinnovabili.it) – A giugno dello scorso anno, una colata di fango in corrispondenza del bacino del Rio delle Foglie, nella provincia torinese, ha costretto 200 persone ad abbandonare le proprie abitazioni. Due mesi più tardi una piena improvvisa del torrente Raganello, nel Parco nazionale del Pollino, ha lasciato dietro di sé 10 vittime e 11 feriti. Tra il 2 e il 6 ottobre 2018 precipitazioni di forte intensità hanno innescato numerosi fenomeni di dissesto idrogeologico in Calabria provocando 3 morti e lasciando senza un tetto oltre 400 abitanti. Questi sono solo tre dei principali eventi che lo scorso anno hanno ferito in maniera grave l’Italia, causando danni diretti alla popolazione e all’ambiente.
L’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi) di Perugia li ha studiati e raccolti in due nuove rapporti dedicati al rischio idrogelogico.
I due documenti, pubblicati sul sito Polaris, riportano dati sconfortanti. Solo nel 2018, frane e alluvioni hanno causato 38 morti, due dispersi, 38 feriti e oltre 4.500 tra sfollati e senzatetto in 134 comuni, distribuiti in 19 regioni. Oggi, il rischio individuale, ossia il rischio posto da un pericolo (frana e inondazione) a un singolo individuo, presenta una precisa distribuzione geografica con picchi in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Liguria, Piemonte e Campania. Ma le regioni più duramente ferite sono quelle del Sud. “In particolare, Sicilia e Calabria sono quelle con il più alto numero di vittime”, spiega Paola Salvati, ricercatrice del Cnr-Irpi.
I dati del 2018 sono i più gravi registrati negli ultimi cinque anni. “L’anno appena trascorso in termini di vittime a causa del dissesto geo-idrologico è stato molto sopra la media”, aggiunge il direttore del Cnr-Irpi, Fausto Guzzetti. “Considerando la serie storica 2000-2018 hanno perso la vita in totale 438 persone, 23 di media annua. Il triste primato delle vittime è del 2000 (54 morti e 7 dispersi), seguono il 2009 (50 morti e 6 dispersi), il 2011 (44 morti) e il 2018 (38 morti e 2 dispersi). Un bilancio pesante, specialmente perché le persone spesso perdono la vita in circostanze evitabili. Servirebbe maggiore prevenzione, rendendo i cittadini consapevoli dei rischi a cui sono soggetti, ponendo più attenzione alle criticità del territorio, e osservando rigorosamente norme e vincoli di edificabilità”.