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La Francia fa marcia indietro sulla carbon tax: «È incostituzionale»

La Francia fa marcia indietro sulla carbon tax: «È incostituzionale»

La Francia fa marcia indietro sulla carbon tax: «È incostituzionale»

 

(Rinnovabili.it) – Il governo francese lascia cadere l’ipotesi di introdurre unilateralmente una carbon tax nella manovra correttiva alla legge di bilancio 2016, attualmente in discussione. L’indiscrezione – le bocche dell’esecutivo finora restano ben cucite – è stata rivelata ieri dal quotidiano Les Echos. Lo scorso maggio, la ministra all’Ambiente Ségolène Royal aveva annunciato l’intenzione di inserire una tassa sulle emissioni di CO2, con un prezzo base di circa 30 euro a tonnellata, in modo da spingere anche altri stati dell’Unione europea a compiere questo passo e promuovere politiche a sostegno dell’Accordo di Parigi. Un’ipotesi che pare tramontata nel giro di pochi mesi.

Una fonte vicina all’esecutivo, che preferisce rimanere anonima, ha confermato a Reuters i ripensamenti del governo francese. Nulla sarebbe ancora stato deciso in via definitiva, con Parigi che prende tempo almeno fino a metà novembre. Il segretario di Stato al bilancio Christian Eckert sembra corroborare il rinvio, anche se con motivazioni discutibili: paventa il rischio che la carbon tax appaia agli occhi di Bruxelles come un aiuto di stato – illegittimo – perché avvantaggerebbe alcune aziende rispetto ad altre. Una foglia di fico che rivela la malcelata debolezza del governo meno popolare della storia di Francia.

 

Più che a Bruxelles, basterebbe guardare a cosa è successo negli ultimi mesi oltralpe per intuire il perché del rinvio. Infatti EDF si era detta favorevole fin da subito, mentre Engie aveva fatto pervenire all’Eliseo i suoi malumori senza troppi giri di parole. EDF produce principalmente dal nucleare, quindi non sarebbe toccata dalla carbon tax, e anzi potrebbe avvantaggiarsi dalle fluttuazioni nei prezzi di mercato dell’energia. Viceversa Engie, che dispone di diverse centrali a gas in Francia, ha subito temuto l’ipotesi di una misura unilaterale, perché potrebbe renderla meno competitiva rispetto ai concorrenti europei.

La ministra Royal era corsa quindi ai ripari in estate, restringendo la tassa ai soli impianti a carbone. Ma a quel punto era insorta la tedesca Uniper, che ha due centrali in Francia, e aveva minacciato la chiusura degli impianti (250 lavoratori). Ricatto che il governo stesso “impugna” come ragione per temporeggiare (e lasciar cadere la proposta): secondo Eckert infatti la carbon tax adesso potrebbe persino essere “incostituzionale”. Non proprio la reazione che ci si aspetterebbe da un governo seriamente intenzionato a introdurre la tassa.

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