Rinnovabili •

Per colpa del fracking gli USA bevono ammoniaca

Una ricerca della Duke University rileva che le acque reflue del fracking contengono ammoniaca e ioduro, contaminanti cancerogeni non regolati

Per colpa del fracking gli USA bevono ammoniaca

 

(Rinnovabili.it) – Ammonio e ioduro, due sostanze chimiche pericolose mai prima associate all’industria petrolifera e del fracking, vengono sversate nei corsi d’acqua di Pennsylvania e West Virginia con rischi per uomini e animali. Lo hanno scoperto i ricercatori della Duke University, in uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology. La colpa è dell’espansione delle operazioni estrattive nei pressi del bacino di Marcellus, uno dei più importanti serbatoi di shale gas degli USA, che tocca diversi Stati del Nord Est.

Le sostanze chimiche imboccano il corso di torrenti e fiumi, fuoriuscendo da impianti di trattamento non progettati per gestire questi contaminanti.

 

Nel corso degli anni, l’industria ha dovuto affrontare domande sulle operazioni che permettono al metano di arrivare all’acqua potabile e sui lubrificanti e altri prodotti chimici addizionati all’acqua utilizzata per fratturare le rocce e liberare il gas. Nel Regno Unito, gli esperti hanno addirittura paragonato il fracking all’amianto.

Ora, alla lista delle preoccupazioni si aggiungono queste due nuove sostanze, ammonio e ioduro, non regolamentate dalla normativa statunitense.

«Stiamo rilasciando queste acque reflue nell’ambiente, provocando contaminazione diretta e rischi per la salute umana – ha detto il co-autore del lavoro, Avner Vengosh, professore di qualità dell’acqua e geochimica alla Nicholas School of the Environment della Duke University – Dovrebbero essere regolate ma soprattutto vietate. Non si tratta nemmeno di scienza: è senso comune».

 

Quando disciolto in acqua, l’ammonio può trasformarsi in ammoniaca, altamente tossica per la vita acquatica. Il team della Duke ha trovato livelli di ammonio 50 volte superiori alla soglia di qualità dell’acqua fissata dall’EPA (Environmental Protection Agency) in torrenti e fiumi utilizzati dall’industria energetica. A causa di un espediente inserito dal Congresso in una legge del 2005, le acque reflue del fracking sfuggono alla regolamentazione del Safe Drinking Water Act.

Gli esperti hanno anche scoperto che lo ioduro scaturito dalle operazioni estrattive, pur non essendo tossico per sé, favorisce la produzione di sottoprodotti di disinfezione quando entra in contatto con il cloro, utilizzato per trattare la maggior parte dell’acqua potabile. Tali sottoprodotti di disinfezione hanno proprietà tossiche e cancerogene, ma solo pochi sono regolamentati.

 

I ricercatori temono un aumento dei casi di cancro per colpa di questi inquinanti. I pozzi del fracking producono da 4 a 8 milioni di litri di acque reflue ciascuno. Nel caso dei pozzi convenzionali il volume è inferiore, ma il rischio di contaminazioni da ammonio e ioduro è lo stesso.

Alcuni Stati hanno perfino sparso sulle strade l’acqua salata derivata dalle estrazioni di petrolio e gas, con l’intento di liberarle da polvere o ghiaccio.