(Rinnovabili.it) – L’Oklahoma ha varato alcune linee guida sul fracking che dovrebbero ridurre il rischio di terremoti. È la prima norma specificamente pensata per regolare la controversa tecnica della fratturazione idraulica, necessaria per estrarre dal sottosuolo gas e petrolio contenuti negli scisti bituminosi. In realtà le nuove regole sembrano più un tentativo di salvare le apparenze che una misura efficace: non agiscono sulla prevenzione, non limitano l’apertura di nuovi siti estrattivi e non sono neppure obbligatorie.
I giacimenti di shale gas e oil dell’Oklahoma sono da tempo al centro di una controversia. Lo stato americano infatti ha registrato solo negli ultimi 3 anni un numero di eventi sismici pari a tutti quelli dell’ultimo millennio. Nei mesi scorsi sono arrivate le scosse più potenti mai segnalate: a novembre una di magnitudo 5, due mesi prima il terremoto record di 5,8. Fenomeni che ormai anche le autorità locali collegano al fracking. La responsabilità è della reiniezione nel sottosuolo di una enorme quantità di acque di scarto (miste a sostanze chimiche tossiche) utilizzate nella fratturazione idraulica.
Ma le linee guida non serviranno a diminuire i terremoti, né a preservare le acque di falda. Infatti riguardano soltanto due bacini di estrazione – il South Central Oklahoma Oil Province (SCOOP) e il Sooner Trend Anadarko Basin Canadian and Kingfisher counties (STACK) – dove i pozzi sono ancora pochi. La formazione più sfruttata e responsabile della maggior parte dei terremoti registrati, il Mississipian Lime, resta escluso.
Inoltre il piano, che entrerà subito in vigore, non punta affatto sulla prevenzione. Le compagnie dovranno semplicemente stendere dei piani di mitigazione dopo terremoti di magnitudo 2,5 o superiore e sospendere temporaneamente le operazioni se si verifica un evento almeno di magnitudo 3,5. Ultimo ma non meno importante, queste linee guida sono volontarie: nessuno è tenuto a rispettarle davvero. Dopo il terremoto di settembre erano cresciute le speranze che si arrivasse ad una moratoria generale, ma per il momento sembra che la direzione scelta sia tutt’altra.