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Fracking: via libera anche in Spagna dal 2016

Fracking via libera anche in Spagna dal 2016-

 

(Rinnovabili.it) – Il fracking sbarca anche in Spagna. A portarcelo sarà la Bnk España, filiale spagnola del gruppo canadese Bnk, che ha presentato al governo i suoi progetti per sondare 12 punti in 5 Comuni in provincia di Burgos, a partire dal 2016. La cittadina si trova tra Bilbao e Madrid, e conta circa 180 mila abitanti.

I progetti sono contestati in tutte le aree dove verranno realizzati, è nata una piattaforma web che riunisce le opposizioni e sono state raccolte in poco tempo oltre 3 mila firme. I contestatori hanno le idee chiare: conoscono impatti ambientali, sanitari e finanziari del fracking, si tengono informati su tutti i problemi che ha creato nel resto del mondo e chiedono maggiori informazioni tecniche alla compagnia, accusata di promettere grandi benefici senza portare a corredo dati indipendenti.

 

Le autorizzazioni per i sondaggi, concesse dal governo favorevole allo sfruttamento dello shale gas, sono accompagnate da una valutazione di impatto ambientale, obbligatoria per la legge spagnola. Ai proprietari dei terreni in cui avrà luogo il sondaggio di Bnk (privati o enti locali) sono state promesse compensazioni da 2 a 4 milioni di euro. L’importo è frutto di una stima realizzata a partire dalla premessa che l’1% dei guadagni derivanti dalla produzione va a finire in tasca al possessore dell’appezzamento interessato. Lo prevede una riforma della legge sugli idrocarburi che il governo ha depositato presso i tribunali. Le compensazioni arriveranno, tuttavia, solo dopo che le compagnie saranno passate alla fase operativa. Ogni sondaggio sul territorio, sia a fini esplorativi che di produzione, include soltanto un compenso di 125 mila euro.

Ciascun punto di estrazione avrà un’ampiezza d 2-3 ettari, come un paio di campi da calcio e le prospezioni si spingeranno a profondità comprese fra 3.000 e 4.500 metri.

 

BNK promette che lo sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali porteranno vantaggi economici alle autorità locali, in particolare ai Comuni. Secondo le sue stime, gli investimenti per pozzo oscillano tra 10 e 20 milioni di euro. Circa 3-600 mila andranno in imposte locali, sulla base di una tassa del 4% sulle costruzioni, le installazioni e le opere (ICIO).

Le aziende inoltre pagherebbero una tassa analoga sulla produzione, che porterebbe «benefici alle casse dei Comuni e delle Regioni autonome in cui si svolge l’attività», promette la società del gas.

Shale Gas Spagna, la piattaforma spagnola per lo sviluppo del gas non convenzionale, ritiene inoltre che il Paese detenga potenziali risorse di gas da scisti per 2.062 miliardi di metri cubi, l’equivalente di 70 anni di consumo. Stime indipendenti? Basta guardare chi patrocina il progetto: quattro corporation, tra cui la stessa BNK.

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