(Rinnovabili.it) – La tanto discussa fratturazione idraulica, metodologia per l’estrazione del petrolio, divide ancora tra benefici energetici e svantaggi ambientali. Il fracking, questo il nome tecnico generalmente utilizzato, viene impiegato anche per per l’estrazione di gas scisto ma sono ormai diversi gli studi che lo additano come metodo invasivo e altamente inquinante. A rafforzare questa corrente di pensiero un nuovo studio pubblicato dal Congresso degli Stati Uniti nel quale viene riconosciuto che tale procedura risulta altamente inquinante per via dell’impiego di sostanze chimiche mentre un recente articolo pubblicato sulla rivista bimestrale Foreign Affairs definisce la tecnica una nuova arma energetica letale.
Tra i dati pubblicati viene evidenziato come ben 14 società che si sono occupate di fracking tra il 2005 e il 2009 abbiano utilizzato almeno 650 sostanze ritenute altamente cancerogene per l’uomo e elencate tra le sostanze ritenute inquinanti per l’atmosfera. Anche i membri democratici della commissione Energia e Commercio della Camera dei Rappresentanti hanno definito il processo e le sostanze chimiche ad esso collegate altamente rischiose per la salute e per l’ambiente.
Iniettando nel terreno e tra le rocce acqua e sostanze chimiche ad alta pressione come aftaleno, benzene, acrilammide, acido fluoridrico, piombo e metanolo, la fratturazione idraulica è spesso la causa della contaminazione delle acque sotterranee, lamentano gruppi di scienziati esperti del settore. Queste sostanze sono altamente dannose per la salute in quanto l’esposizione continuativa ad esempio al benzene porta allo sviluppo di patologie cancerogene mentre l’elevata presenza di toluene, etilbenzene e xileni colpisce gravemente il fegato, il sistema nervoso centrale e i reni.