(Rinnovabili.it) – La Corte costituzionale della Colombia mette un freno al fossile e allo sfruttamento indiscriminato delle risorse del sottosuolo. Vietata l’estrazione di petrolio, gas e minerali nei paramos, preziosi ecosistemi d’alta quota da cui dipende più del 70% della popolazione per l’accesso all’acqua. Una controversa scappatoia legale annidata tra i meandri di una legge recente apriva la strada allo sfruttamento. Se ne sono accorti 4 deputati, 3 avvocati e una dozzina di rappresentanti della piattaforma “Cumbre agraria, campesina, étnica y popular”, che hanno subito presentato ricorso contro la minaccia a suolo, sottosuolo, acqua e vegetazione dei paramos.
E la Corte è andata addirittura oltre le loro richieste. Con una dura sentenza non solo ha bocciato i paragrafi incriminati, ma ha dichiarato incostituzionali tre articoli del Piano Nazionale di Sviluppo 2014-2018, approvato lo scorso giugno. Il testo conteneva dei passi con alcune importanti contraddizioni riguardo al destino dei paramos. Da un lato proibiva le attività agricole e l’esplorazione o lo sfruttamento di risorse naturali non rinnovabili, così come la costruzione di raffinerie petrolifere e altre infrastrutture legate alla filiera del fossile. Ma dall’altro esentava da questo vincolo tutte le compagnie che avessero in mano contratti e licenze antecedenti al giugno del 2011.
Con la sentenza questi passi sono stralciati perché, scrivono i giudici, “ignorano il dovere costituzionale di proteggere le aree di importanza ecologica speciale e mettono a rischio i diritti fondamentali dell’intera popolazione di accedere a un’acqua di buona qualità”.
Tutto a posto, quindi? Addio energia fossile dai paramos? Non proprio. Perché il diavolo, così come le astuzie di certi legislatori, si annida nei dettagli. D’accordo, non si possono alterare le caratteristiche ecologiche dei paramos. Ma fino a dove si estendono? Il dispositivo della sentenza cita un documento del 2011 dell’Istituto Humboldt di Bogotà, che quantifica la superficie dei paramos colombiani in 1,9 milioni di ettari. Peccato che nel frattempo l’istituto abbia aggiornato i dati e oggi ne conti 2,9 cioè il 50% in più. Il dato è così ampiamente accettato che figura persino nelle carte del ministero dell’Ambiente.
Il problema è questo. L’articolo immediatamente precedente a quelli dichiarati incostituzionali affida proprio a quel ministero la responsabilità di delimitare i paramos. E non c’è scritto da nessuna parte che non possano essere ristretti. Né l’articolo è stato giudicato incongruente. Difficile quindi fare una battaglia pure su questo punto, anche se il ministero cambiasse i numeri ed elargisse concessioni per lo sfruttamento.
Attualmente nei paramos colombiani sono in vigore quasi 500 permessi di sfruttamento, di cui 350 con licenza ambientale. In pratica, si tratta di oltre 118.000 ettari, che si estendono su 26 dei 32 paramos oggi riconosciuti dalla Colombia, per una parte dei quali sono già pronti 4 progetti di estrazione di gas e petrolio.