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Foreste pluviali tropicali, sottostimate le emissioni legate al disboscamento

Un nuovo studio, condotto dai ricercatori della Queensland University, evidenzia il potenziale di mitigazione climatica derivante dalla tutela forestale

foreste pluviali tropicali
Foto di Ivo Gut da Pixabay

 

Sbagliato di 6,53 miliardi di tonnellate di CO2, il calcolo dell’impatto del disboscamento sulle foreste pluviali tropicali

(Rinnovabili.it) – Secondo un nuovo studio, le emissioni di gas serra causate da danni alle foreste pluviali tropicali di tutto il mondo sono state finora enormemente sottovalutate. Condotta dall’Università del Queensland e pubblicata sulla rivista Science Advances, la ricerca ha rilevato nel dettaglio come l’impatto climatico derivante dal disboscamento selettivo delle foreste tropicali sia stato sottostimato di circa 6,53 miliardi di tonnellate di CO2, tra il 2000 e il 2013. Lo studio chiarisce infatti che, nel calcolo delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dalla deforestazione, non è mai stata presa in considerazione la CO2 che le foreste avrebbero continuato ad assorbire e stoccare per decenni se non fossero state danneggiate. “Solitamente – ha spigato Sean Maxwell, professore all’Università del Queensland e autore principale dello studio – vengono prese in considerazione solo le emissioni ‘a impulso’, cioè quelle rilasciate nel momento in cui la foresta intatta viene distrutta. La nostra analisi considera invece tutti gli impatti, come quello della ‘CO2 dimenticata‘ (cioè appunto la CO2 che la foresta intatta avrebbe continuato ad immagazzinare) e dell’estinzione delle specie”. Secondo lo studio, il potenziale di mitigazione del clima derivante dal mantenimento di foreste intatte aumenterebbe di almeno il 626% tenendo conto anche della CO2 “dimenticata” (forgone removal). 

 

 

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Ad oggi – premettono i ricercatori – solo il 20% delle foreste pluviali tropicali può essere considerato intatto. Si tratta di aree estremamente importanti per il pianeta ed il clima, in grado di immagazzinare il 40% della CO2 prodotta dall’attività umana. Evitarne il degrado o la totale bonifica si dimostra quindi il contributo più importante per il rispetto dell’accordo di Parigi. Ciononostante, questi polmoni verdi sono stati negli ultimi decenni gravemente intaccati dalle attività umane industriali: dal 2000 al 2013, l’espansione agricola, il disboscamento, l’estrazione mineraria e gli incendi antropogenici hanno ridotto l’estensione globale delle foreste intatte del 7,2%. A partire dal 2013, a livello globale rimanevano 549 milioni di ettari di foresta tropicale intatta, ma il tasso di perdita è in costante aumentando. “Prevediamo che, entro il 2050, il sequestro di CO2 in 28 milioni di ettari di area forestale intatta – si legge nello studio – sarà modificato in modo permanente a causa della distruzione delle foreste e del disboscamento selettivo. Se quest’area boschiva rimanessi invece intatta, avrebbe il potenziale di stoccare 19 milioni di tonnellate di carboni l’anno, per un totale di 972 milioni entro il 2050”. In ogni caso, le stime di cui sopra si riferiscono solo alle foreste pluviali tropicali: in totale, dal 2007 al 2016, le foreste di tutto il mondo hanno infatti assorbito circa il 28% delle emissioni causate dall’uomo. “Abbiamo solo guardato alle foreste tropicali e non ai boschi o alle foreste boreali – ha sottolineato James Watson, coautore dello studio – I numeri sarebbero sconcertanti. Da un punto di vista politico, questa è una storia dell’orrore, ma indica anche una soluzione molto semplice per rispettare l’accordo sul Clima”. 

 

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