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Ripristinare le foreste naturali per clima, chi sta barando?

Secondo gli scienziati, i piani internazionali di riforestazione strizzano l’occhio agli interessi economici mancando l’obiettivo climatico

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Nazioni come la Cina e il Brasile stanno coltivando alberi commerciali facendoli passare come ripristino delle foreste naturali

(Rinnovabili.it) – Ripristinare le foreste naturali è considerata una delle principali armi per contrastare l’aumento dei gas serra. Peccato che i piani internazionali di riforestazione nascondano un ‘trucco’ in grado di indebolire la lotta climatica anziché aiutarla. A rivelarlo è l’indagine svolta dagli scienziati dell’University College London in collaborazione con l’Università di Edimburgo e pubblicata in questi giorni sulla rivista scientifica Nature. Lo studio rivela che quasi la metà (45%) delle vaste aree che i Paese hanno promesso di destinare al rimboschimento diverranno piantagioni di alberi commerciali. Grandi monoculture quindi che andrebbero ad annullare i benefici climatici pubblicizzati.

 

Gli scienziati hanno valutato gli impegni presi da 43 paesi tropicali e subtropicali, dove gli alberi crescono più velocemente. La maggior parte di questi obblighi volontari sono stati assunti all’interno della Bonn Challenge, il progetto globale per il ripristino di 150 milioni di ettari di terre disboscate e degradate entro il 2020 e di 350 milioni di ettari entro il 2030. Nell’insieme, le 43 nazioni – tra cui anche Brasile, India e Cina – hanno promesso di ristabilire 292 milioni di ettari di foresta.

 

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Gli sforzi nazionali differiscono enormemente fra loro ma, se si guarda da vicino, non per tutti la parola riforestazione ha lo stesso significato. “Per combattere il cambiamento climatico, la riforestazione è chiaramente l’approccio più efficace”, spiega Simon Lewis, autore principale dell’indagine. “Ma le piantagioni sono molto meno efficienti nella conservazione del carbonio rispetto alle foreste naturali”.

 

Lo studio ha calcolato i tassi di sequestro del carbonio a lungo termine per foreste naturali, piantagioni e agroforestazione. Solo nel primo caso si otterrebbe un contributo sensibile nel contrasto dei gas serra, grazie alla rimozione di 42 miliardi di tonnellate Al contrario, se le monocolture commerciali fossero piantate nel 100% dell’aree promesse dai paesi, verrebbe sequestrato solo 1 miliardo di tonnellate di carbonio. Per questo motivo, i ricercatori raccomandano che la definizione di “ripristino forestale” escluda le piantagioni monocoltura e chiedono che venga data la priorità alle chiome verdi di Amazzonia, Borneo e Bacino del Congo.

 

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