Allevamento e agricoltura continuano ad avere la meglio sulla tutela delle foreste mondiali
(Rinnovabili.it) – In appena 10 anni i grandi marchi del consumo internazionale hanno cancellato 50 milioni di ettari di foreste. La cifra è enorme ma a impressionare dovrebbe esser un altro dato: i numeri sul disboscamento sono così elevati malgrado l’impegno assunto dalle stesse aziende, quasi vent’anni fa, per ridurre a zero la perdita di superficie forestale entro il 2020. A svelare le promesse infrante è il rapporto Countdown to Extinction (letteralmente Conto alla rovescia verso l’estinzione) pubblicato stamane da Greenpeace Internationale in occasione del Consumer Goods Forum (CGF) di Vancouver, che racchiude i più grandi marchi di consumo del mondo, tra cui Nestlé, Mondelez e Unilever.
Il documento spiega come gli stessi membri del Forum, nel 2010 si siano impegnati a garantire l’approvvigionamento sostenibile nelle principali filiere legate alle attività di deforestazione, come ad esempio soia, olio di palma, carta e polpa di cellulosa, e bestiame. Peccato che negli anni successivi all’accordo le promesse siano rivelate quasi un bluff e la produzione e il consumo di prodotti agricoli legati alla perdita di foreste siano aumentati drammaticamente.
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Il documento parla chiaramente di 50 milioni di ettari disboscasti a livello mondiale, vale a dire un’area grande quanto la Spagna, e si tratta di una stima prudente. Dal 2010 l’area coltivata a soia in Brasile è aumentata del 45% e la produzione di olio di palma in Indonesia è cresciuta del 75% e quella di cacao della Costa d’Avorio dell’80%. Non solo. “Nel bacino del Congo, – ha sottolineato Victorine CheThoener, responsabile della campagna sulle foreste per Greenpeace Africa – stiamo assistendo a diffuse violazioni dei diritti umani e ambientali in nome dello sviluppo e del commercio globale delle materie prime. È tutta una cleptocrazia in cui i governi e le società colludono per saccheggiare le nostre risorse naturali e la gente comune ne paga il prezzo”.
Le stime per il futuro non sono certo migliori. Entro il 2050 si prevede un aumento del consumo globale di carne (e quindi degli allevamenti) del 76%, una produzione di soia di quasi il più 45% e un aumento nell’olio di palma di un altro 60%.
“Queste aziende – spiega Anna Jones, Global Project Lead for Forests di Greenpeace UK – stanno distruggendo il futuro dei nostri bambini guidandoci verso il collasso ecologico e climatico. Hanno sprecato un decennio in mezze misure e oggi vaste aree del mondo naturale sono state distrutte […] il nostro messaggio alle aziende è semplice: evolvete il vostro business per prevenire il degrado climatico ed ecologico”.
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