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Più fontanelle pubbliche per garantire l’accesso all’acqua

L'UE modifica la direttiva sull'acqua potabile. Gli stati dovranno aumentare le fontanelle pubbliche per garantire un diritto umano e ridurre i rifiuti

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Bruxelles modifica la direttiva sull’acqua potabile

 

(Rinnovabili.it) – Oggi il vice presidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, renderà pubbliche le modifiche alla direttiva sull’acqua potabile, recependo almeno in parte le istanze avanzate dal movimento europeo Right2Water. Con 1,8 milioni di firme, l’iniziativa dei cittadini europei del 2015 promossa dal network di organizzazioni per l’acqua pubblica ha ottenuto un forte risultato. La proposta prevedeva l’inserimento del diritto umano all’acqua nei trattati costitutivi dell’Unione. Non verrà recepita per intero, ma gli attivisti si dichiarano parzialmente soddisfatti.

Tra i nuovi obblighi per gli stati membri spicca l’aumento delle fontanelle pubbliche, con un duplice obiettivo: aumentare l’accesso all’acqua per i soggetti svantaggiati e ridurre i rifiuti di plastica. Milioni di europei, in gran parte provenienti da minoranze meno abbienti, come le comunità Rom, non hanno un accesso immediato all’acqua potabile. Le analisi della Commissione Europea rilevano che, anche laddove gli stati membri dispongono di risorse potabili di qualità, manca la possibilità per i cittadini di usufruire pienamente delle fontanelle o dell’acqua del rubinetto, con conseguente aumento delle bottigliette di plastica.

Secondo le nuove regole, gli stati membri dovranno dimostrare che aumenteranno il numero di fontanelle pubbliche, rendendo pubblica la loro posizione e fornendo informazioni sulla qualità dell’acqua.

 

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Come le altre nazioni, anche l’Italia dovrà adeguarsi alle disposizioni, che chiedono prima di tutto un’inversione di tendenza rispetto all’approccio finora adottato. Emblematico il caso di Roma, dove la scorsa estate Acea, acqua l’azienda che gestisce il servizio idrico con la partecipazione del Comune, ha chiuso centinaia di “nasoni” – le storiche fontanelle pubbliche della capitale – nel momento in cui la siccità era sulle prime pagine dei giornali. La mossa, sostenuta dall’amministrazione del Movimento 5 Stelle, ha suscitato lo scontento dei cittadini e le critiche delle associazioni. Infatti, se i nasoni sono “colpevoli” di utilizzare appena l’1% dell’acqua che giunge a Roma, hanno il merito di garantire l’accesso alla risorsa a circa 8 mila persone senza fissa dimora e in condizioni di indigenza.

A partire da questi dati è nata la campagna #RiallacciaIlNasone, promossa dalle associazioni Terra!, Coordinamento Romano Acqua Pubblica e Associazione 21 luglio. L’iniziativa chiede all’azienda e al Comune di riaprire le fontanelle per garantire il diritto all’acqua. Gli attivisti sostengono inoltre che i 60 milioni di utili annui della partecipata dovrebbero essere impiegati per la riparazione delle gravi perdite nella rete idrica, che causano uno spreco del 40%. Richiesta accolta dalla Conferenza dei sindaci dell’ambito territoriale di riferimento, ma che senza un vero impegno politico resterà lettera morta.