I soldi sono stati stanziati, e il Fondo dovrebbe utilizzarne parte per finanziare progetti di adattamento e mitigazione del clima. Che però non ci sono
(Rinnovabili.it) – I soldi sono tutti lì, pronti per essere erogati. Mancano “solo” i progetti. Per questo il Fondo verde per il clima si trova in stallo. Finora sono state presentate 41 proposte del valore di 2,4 miliardi di dollari, ma non tutte saranno approvate quest’anno. A meno che altri Paesi non presentino candidature per ricevere finanziamenti, il target di 2,5 miliardi erogati entro il 2016 verrà clamorosamente mancato. Lo ha dovuto annunciare a malincuore Zaheer Fakir, co-presidente del consiglio di amministrazione del Green Climate Fund (GCF), in una mail con cui ha esortato governi e banche ad accelerare i bandi per il finanziamento. In un anno, il fondo è riuscito a sovvenzionare appena 8 progetti volti a favorire la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico dei Paesi in via di sviluppo, per un valore complessivo di 168 milioni di dollari.
La capacità del GCF di raggiungere l’obiettivo dei 2,5 miliardi di dollari dipenderà dalla capacità del Fondo di approvare le proposte che riceve, dal loro volume e qualità – ha detto Fakir – Abbiamo bisogno che Paesi, Enti accreditati e autorità nazionali designate non aspettino e non si trattengano dal presentare proposte numerose e ambiziose».
Secondo quanto definito dall’accordo sul clima raggiunto alla COP 21 di Parigi da 196 nazioni, il GCF dovrebbe essere uno dei due principali meccanismi di finanziamento volti a preparare le comunità più disagiate agli impatti degli eventi estremi e ad facilitare la loro transizione verso le energie rinnovabili.
Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e altri Paesi sviluppati hanno promesso di rendere disponibili almeno 10 miliardi di dollari al fondo entro la sua prima finestra di finanziamenti. Finora, il GCF afferma di aver ricevuto stanziamenti pari a 9,9 miliardi, una cifra molto vicina al totale.
Nonostante l’opposizione di 172 gruppi ambientalisti, il board del Fondo ha deciso di accreditare anche le banche private HSBC e Crédit Agricole. Le due banche vengono accusate di riciclaggio di denaro, cattiva gestione finanziaria e stretti legami con l’industria del carbone.