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Finanziamenti climatici: da Bruxelles tante parole ma zero passi avanti

Finanziamenti climatici: da Bruxelles tante parole ma zero passi avanti

Finanziamenti climatici: da Bruxelles tante parole ma zero passi avanti

 

(Rinnovabili.it) – Dopo aver ratificato l’Accordo di Parigi per ultima tra i grandi inquinatori mondiali, l’Unione Europea è sulla buona strada per ripetere la pessima performance una seconda volta. L’ultima riunione Ecofin ha partorito solo dichiarazioni di principio sui tanto attesi finanziamenti climatici. I ministri delle Finanze dei paesi Ue preferiscono tenere ben chiusi i cordoni della borsa, e così sul tavolo del patto sul clima non si vede altro che i “pagherò” di Bruxelles.

La riunione si è svolta a poche settimane dall’inizio della COP22 a Marrakesh, summit durante il quale l’Accordo di Parigi entrerà formalmente in vigore e palco da cui i paesi più ricchi saranno chiamati a tener fede alle promesse fatte lo scorso dicembre. Tra le più importanti affinché la lotta ai cambiamenti climatici possa procedere in modo efficace e su scala globale figurano proprio i finanziamenti climatici. Si tratta di “almeno 100 miliardi di dollari” l’anno a partire dal 2020, che dovrebbero andare a paesi in via di sviluppo e a tutti gli Stati già oggi colpiti gravemente dai cambiamenti climatici. Tradurre le promesse in impegni concreti, con cifre precise e scadenze, è fondamentale dal momento che queste misure, secondo quanto pattuito a Parigi, non sono vincolanti.

 

Di questa somma – che da più parti è giudicata troppo bassa per incidere realmente – l’Ue è chiamata a mettere a disposizione soltanto una quota. Ciò nonostante, dal vertice Ecofin non è uscito nulla se non una dichiarazione di facciata, altro che passi avanti: “Abbiamo confermato l’impegno Ue a contribuire alla nostra quota tra i paesi sviluppati per mobilizzare 100 miliardi di dollari”, ha riassunto il ministro delle Finanze slovacco Peter Kažimír.

Il testo con le conclusioni finali del summit non potrebbe essere più vago: non spiega chi mette quanto, da dove prende quei soldi e quando potrà versarli. Intanto i paesi membri si trincerano dietro le farraginosità tipiche dell’Ue: hanno chiesto alla Commissione un report sullo stato dei finanziamenti climatici per il 2015, che poi dovrà essere valutato in una nuova riunione, ma che probabilmente tarderà a uscire perché non tutti gli Stati hanno fornito i dati nazionali. Una presa di posizione comune sui finanziamenti climatici prima della COP22 al via il 7 novembre sembra davvero impossibile.

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