Storico patto per salvaguardare gli attivisti ambientali
(Rinnovabili.it) – L’atteso passo avanti è stato fatto. I funzionari di 24 stati dell’America Latina e dei Caraibi hanno firmato un patto sui diritti ambientali giuridicamente vincolante, che contiene misure per proteggere i cosiddetti land defenders, quei difensori della terra che noi chiamiamo più genericamente attivisti ambientali. Quelle donne e quegli uomini, contadini, sindacalisti, leader indigeni, muoiono ogni anno a centinaia in tutto il mondo. Nel 2017 sono state 197 le vittime dei delitti su cui pende l’ombra degli interessi privati e di istituzioni corrotte. Il 60% di questi omicidi è avvenuto in America Latina. Ma finalmente, le pressioni internazionali della società civile hanno ottenuto un segnale importante. Il nuovo trattato, siglato in Costa Rica durante un meeting dei delegati sudamericani, obbliga gli stati a “garantire un ambiente sicuro e favorevole per le persone, i gruppi e le organizzazioni che promuovono e difendono i diritti umani in materia ambientale”.
Il testo, che dev’essere recepito a livello nazionale, mette in campo misure forti per proteggere gli attivisti ambientali da minacce o aggressioni, avviando indagini e processi quando si verificano. Inoltre, codifica i loro diritti “alla vita, all’integrità personale, alla libertà di opinione e di espressione, all’assemblea e all’associazione pacifica e alla libera circolazione”.
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Il presidente del Costa Rica, Luis Guillermo Solís, ha descritto il trattato come “una svolta” nella lotta contro la povertà, la disuguaglianza e l’odio. “Il diritto a un ambiente sano è un diritto umano”, ha dichiarato. Anche Carole Excell, del World Resources Institute, ha definito il nuovo protocollo “uno atto storico per salvaguardare la spina dorsale della protezione ambientale”.
L’accordo è formalmente chiamato dichiarazione dei paesi dell’America latina e dei Caraibi sul principio 10 (LAC-P10). Nasce dai tavoli seguiti alla conferenza Rio+20 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile nel 2012, e riguarda l’accesso all’informazione ambientale, alla giustizia e alla partecipazione del pubblico ai processi decisionali.
Coordinato da Cile, Costa Rica e Panama, il trattato spinge gli Stati a istituire organismi di monitoraggio per garantire la trasparenza e il rispetto delle nuove regole.