Festival dell’Acqua 2019, tra resilienza climatica e investimenti infrastrutturali
(Rinnovabili.it) – Sipario alzato sul Festival dell’Acqua 2019, l’evento italiano dedicato all’oro blu del Pianeta, ideato e organizzato dalla federazione Utilitalia. La manifestazione è approdata questa mattina a Bressanone dove rimarrà fino al 15 maggio, in gemellaggio con il “Water light festival”: una tre giorni di incontri e approfondimenti sul tema del ciclo idrico “a monte”, nati con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità e l’innovazione tecnologia applicate al settore. E sono proprio questi due temi ad aprire il Festival attraverso la conferenza “Mutamenti climatici e scarsità idrica: quali politiche adottare”.
Gli ultimi avvertimenti del mondo scientifico ci dicono che combattere le emissioni non sarà sufficiente per la sicurezza planetaria (leggi anche IPCC: servono sforzi incredibili per limitare riscaldamento a 1,5 °C): è necessario adottare strategie di adattamento e resilienza capaci di migliorare la prevenzione.
E l’acqua è il punto di partenza.
Gli eventi climatici estremi degli ultimi anni, siccità in primis, hanno suonato più di un campanello d’allarme per l’infrastruttura idrica italiana. Sotto la spinta del climate change, lo stress a carico dei settori idroesigenti verrà enfatizzato sempre più nel futuro e i primi segnali di crisi sono già visibili in alta montagna, in termini di ridotto accumulo sotto forma di nevai e ghiacciai.
Come prepararsi, dunque, al futuro garantendo un approvvigionamento sicuro e sostenibile? La risposta arriva dagli esperti che sono saliti sul palco. “Gli eventi siccitosi e quelli alluvionali non possono più essere considerati avvenimenti eccezionali ma eventi dalla ricorrenza ciclica, pertanto devono essere affrontati con interventi e processi strutturali sostenibili nel lungo periodo”, ha spiegato Giovanni Valotti, presidente di Utilitalia, sottolineando come negli ultimi anni, il 50% delle risorse siano state dirottate verso i servizi di fognatura e depurazione. Il motivo alla base di questa scelta è semplice: l’Italia doveva venir fuori da pesanti infrazioni comunitarie.
Gli fa eco Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, che nel suo intervento ha evidenziato come “tutti gli indicatori” prospettino un futuro di ondate di caldo sempre più intense e frequenti e dove la pioggia intensa è in grado determinare più danni che benefici a causa della estesa cementificazione. “Di conseguenza – ha aggiunto Mercalli – aumenteranno i consumi di acqua e dovranno diminuire gli sprechi, iniziando dal rafforzamento delle reti idriche”.
Oggi tuttavia le nuove norme, sia italiane che europee, prospettano un quadro diverso “Per effetto delle modifiche introdotte nella nuova Direttiva Europea sulle acque potabili e per l’introduzione della Regolazione della qualità tecnica del servizio idrico integrato – ha affermato Vallotti – si registrerà un incremento degli interventi sulla rete di distribuzione e per la riduzione delle perdite”.
Questo significa un massiccio e puntuale piano di investimenti per rendere l’infrastruttura “climate proof”. Di che cifra si parla? Di circa 7,2 miliardi di euro secondo l’associazione, da investire in serbatoi, nuovi approvvigionamenti, riutilizzo delle acque reflue, riduzione delle dispersioni e interconnessioni tra acquedotti. La maggior parte (3,9 miliardi di euro) sarebbe destinata al Sud e alle Isole, 1,9 mld al Centro e i restanti 1,3 mld al Nord.
Nel dettaglio il 75 per cento degli investimenti già pianificati sono destinati a interventi per la costruzione di collegamenti di schemi idrici (3,1 mld) e per la riduzione delle dispersioni (2,3 mld). Seguono gli investimenti per nuovi approvvigionamenti (606 mln), per serbatoi e invasi (359 mln), per dissalatori (202 mln) e per il riuso delle acque reflue (43 mln).
La realizzazione di tali interventi comporterebbe una maggiore quantità di acqua disponibile – intesa come acqua recuperata o come acqua supplementare prodotta – stimata in 1,7 miliardi di mc/anno. A causa della sua particolare collocazione geografica, l’Italia è molto esposta agli effetti dei fenomeni climatici estremi; di conseguenza, ha concluso Mercalli, “è necessario investire in infrastrutture che favoriscano l’adattamento delle città al clima che cambia”.