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Fashion Pact, l’impegno climatico di 32 big della moda

Fashion Pact

 

Lotta climatica, tutela della biodiversità e conservazione degli oceani al cuore del nuovo Fashion Pact

(Rinnovabili.it) – Un impegno pubblico a fissare e raggiungere obiettivi di riduzioni dei gas serra in linea con le raccomandazioni del mondo scientifico. Questo in poche parole, l’essenza del Fashion Pact, il patto firmato da 32 grandi aziende di moda (e circa 150 marchi) in occasione del G7 di Biarritz.

L’idea nasce direttamente dagli ospiti del vertice 2019. Lo scorso maggio, infatti, l’Eliseo aveva incaricato il miliardario François-Henri Pinault – a capo del gruppo Kering (Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni ) – di mobilitare l’industria della moda e del lusso sui principali temi di ambientali. Tre mesi dopo ai leader delle sette potenze mondiali è stato presento il risultato di questa comunione di intenti: una carta i cui firmatari si impegnano volontariamente a “indirizzare [le] aziende verso azioni compatibili con la traiettoria di 1,5°C del riscaldamento globale, attraverso una giusta transizione per raggiungere zero emissioni nette di CO2 nel 2050” .

 

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Il Fashion Pact – siglato fra gli altri da Adidas, Capri Holdings (Versace ecc…), Chanel, H & M, e Prada – sottolinea come il settore mondiale della moda sia oggi “una delle industrie più grandi, dinamiche e influenti del pianeta”, e che per questo motivo “dovrebbe anche avere il potere di svolgere un ruolo chiave nel guidare il passaggio verso un futuro più sostenibile”.

 

Come suggerito da Pinault, il Patto ruota attorno al raggiungimento di target scientifici in tre aree: lotta al riscaldamento globale (l’obiettivo è di raggiungere zero emissioni di gas serra entro il 2050), ripristino della biodiversità (con un focus sul ripristino degli ecosistemi naturali e sulla protezione delle specie) e conservazione degli oceani (in particolare riducendo l’uso di materie plastiche). Altri impegni stabiliti nel Fashion Pact includono il sostegno alla Carta dell’industria della moda dell’UNFCCC, l’impegno a supportare l’adattamento al clima e la resilienza attraverso l’approvvigionamento sostenibile di materie prime chiave e a produrre energia rinnovabile al 100% attraverso le proprie operazioni e catene di approvvigionamento entro il 2030.

 

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Per la maggior parte dei firmatari, il raggiungimento di questi target richiederà grandi cambiamenti e investimenti significativi. Molti, tuttavia, sono già sulla buona strada: McCartney, ad esempio, ha iniziato a utilizzare nelle sue collezioni poliestere riciclato e materiali di riciclo; Zara sta spostando la sua attenzione su materiali organici e riciclati. O ancora, Nordstrom ha appena lanciato una sezione di moda sostenibile.

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