(Rinnovabili.it) – Un nuovo studio della FAO ha dichiarato che le emissioni provenienti dal bestiame e dagli allevamenti, una delle principali fonti inquinanti, potrebbero essere ridotte del 30%. Basterebbe che gli agricoltori adottassero delle piccole modifiche nella gestione degli allevamenti, senza il bisogno di costosi e onerosi adeguamenti. Le affermazioni, contenute nel documento appena pubblicato evidenzia come dagli allevamenti provengano 7,1 gigatonnellate (Gt) di anidride carbonica equivalente (CO2-eq) all’anno ovvero il 14,5% di tutte le emissioni ad effetto serra di origine antropica.
Nel precedente rapporto, risalente al 2006, la FAO dichiarò che la produzione di carne era responsabile del 18% delle emissioni di gas climalteranti, equivalente a quanto rilasciato dall’intero parco macchine mondiale sommato al traffico aereo e ferroviario.
“Il volume assoluto delle emissioni è molto simile ai valori del 2006, anche con il quadro rivisto”, ha detto Pierre Gerber, responsabile delle politiche di alto livello con la FAO.
L’ultimo rapporto invece, titolato “Tackling climate change through livestock” ha rivelato che le principali fonti di emissione sono da attribuire alla produzione di mangimi e alla trasformazione (45 per cento del totale), le flatulenze dei bovini (39%) e la decomposizione del letame (10%) mentre il resto è imputabile al trattamento e al trasporto del bestiame.
“Questi nuovi risultati mostrano che il potenziale di migliorare le prestazioni ambientali del settore è significativo – e ci si rende conto che il potenziale è davvero fattibile”, ha detto Ren Wang, vice direttore generale per l’agricoltura e la tutela dei consumatori alla FAO, “Questi incrementi di efficienza possono essere conseguiti migliorando le pratiche, e non necessitano di modificare i sistemi di produzione. Ma abbiamo bisogno di volontà politica, politiche migliori e, soprattutto, dell’azione congiunta.”