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#FaidaFiltro, fermiamo le microplastiche in mare

#FaidaFiltro è l’appello che chiama ognuno di noi a fare la sua parte per fermare l’inquinamento irreversibile del mare causato dalle microplastiche

microplastiche

 

Microplastiche, il nemico invisibile

“Avanti tutta, il porto è vicino!” ha detto Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, presentando al Senato l’appello #Faidafiltro per la messa al bando delle microplastiche dai cosmetici. È una battaglia che dura ormai da diversi anni; finalmente il 25 ottobre 2016 la legge – nata da una proposta di Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente – è stata approvata alla Camera. Ora è ferma da un anno al Senato, ma è fondamentale licenziare il provvedimento prima della fine della legislatura. Molti paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, hanno messo al bando le microplastiche nei cosmetici già da luglio 2017.

 

Quando pensiamo alla plastica in mare la associamo alle bottiglie o alle buste. Eppure c’è un nemico molto più insidioso perché invisibile: le microplastiche, di cui tutti siamo complici inconsapevoli. Le troviamo infatti tra i componenti delle cose che usiamo quotidianamente senza immaginare che gesti come lavarsi i denti piuttosto che le mani, mettersi una crema idratante o fare uno shampoo o la barba, darsi un tocco di rossetto o una pennellata di smalto alle unghie, provocano danni irreversibili all’ambiente marino. Questi prodotti contengono come additivi dei frammenti di plastica di grandezza inferiore a 5 millimetri che non vengono trattenute dai sistemi di depurazione e finiscono direttamente in mare, generando un inquinamento incalcolabile e irreversibile. Tanto per capire la dimensione del problema, il Rapporto Frontiers 2016 dell’UNEP ha inserito l’inquinamento da microplastiche negli oceani tra le sei minacce ambientali emergenti.Ma quanto incidono i cosmetici nella diffusione delle microplastiche? E cosa possiamo fare in concreto? Lo abbiamo chiesto a Rosalba Giugni.

 

 

Queste particelle, ricche di sostanze tossiche, vengono ingerite dalla fauna marina e quindi hanno buone probabilità di finire nei nostri piatti con conseguenze sicuramente non salutari.

 

L’appello #Faidafiltro lanciato da Marevivo, Legambiente, Greenpeace, Lav, Lipu, MedSharks e WWF è nato proprio per chiedere al presidente del Senato e a tutti i senatori di approvare al più presto questa legge. Continuando irresponsabilmente di questo passo, nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci, stando ai risultati di uno studio delle Nazioni Unite: ogni anno finiscono in mare 8 milioni di tonnellate di plastica, di cui si stima che le microplastiche siano tra 2000 e 9000 tonnellate. Come ha spiegato Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, il problema è globale. Dalle rilevazioni effettuate da Goletta Verde nei fiumi – ricordiamo che l’80% della plastica che si trova in mare arriva dai fiumi – e nei mari è emerso che non c’è un metro quadro senza plastica, perfino nelle aree protette. Per un problema di queste dimensioni non esiste un filtro tecnologico, ma umano: ovvero interventi normativi accompagnati da comportamenti responsabili. Quindi siamo tutti chiamati a rispondere all’appello #FaidaFiltro.

 

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(Foto di Brendan Bannon)

 

L’associazione MedSharks – con il supporto tecnico del CNR ISMAC Biella, Università del Salento e Università degli Studi Roma Tre – ha condotto un’indagine sui cosmetici venduti in Italia. L’analisi, illustrata da Eleonora De Sabata, ha riguardato in particolare il polietilene (PE) che secondo Cosmetics Europe (l’associazione europea dei produttori di cosmetici) rappresenta il 94% delle microplastiche contenute nei prodotti cosmetici. In un flacone da 250 ml sarebbero presenti 750.000 particelle di polietilene corrispondente a circa 12 gr.

Dalla lettura attenta delle etichette si scopre che il polietilene – che potrebbe essere sostituito da sostanze naturali – è presente perfino nei prodotti cosiddetti naturali che sbandierano una grande attenzione all’ambiente.

 

L’appello #FaidaFiltro è stato sottoscritto da tantissime personalità della ricerca, dello sport, dello spettacolo, delle aziende e dai rappresentanti delle aree protette. L’approvazione di questa legge, ha detto Realacci, “sarebbe un passo importante, tanto più che nel nostro Paese si produce oltre il 60% del make-up mondiale. Una leadership di mercato che può essere mantenuta e rafforzata puntando sulla sostenibilità, sulla trasparenza e sulla qualità, contribuendo, allo stesso tempo, alla salvaguardia dei mari”.

 

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