Ecco i tre scenari di riduzione delle emissioni che dobbiamo considerare per contrastare seriamente il riscaldamento globale
(Rinnovabili.it) – Se rimarranno invariati, gli impegni per la riduzione delle emissioni presentati dai 196 Paesi ONU impegnati nell’azione climatica porteranno ad un riscaldamento globale pari a 3,5 °C entro fine secolo. Ben lontano, dunque, dall’obiettivo di 2 °C (già di per sé insufficiente) e ancora di più da quello di 1,5 °C, ormai quasi impossibile da centrare.
Per non superare almeno la soglia dei 2 °C, serve una revisione degli impegni entro il 2020. L’accordo sul clima di Parigi prevede questa possibilità, e tre ricercatori di Climate Interactive e del MIT Sloan hanno ne hanno calcolato l’ambizione.
Vi è anche una prospettiva idilliaca, che consentirebbe di mantenere viva la speranza di un riscaldamento globale entro gli 1,5 °C al 2100. Ma comporterebbe tagli delle emissioni del 5,9% l’anno, con gli impegni attuali rafforzati prima del 2020.
«Le nazioni sviluppate devono tagliare le loro emissioni più rapidamente rispetto ai loro impegni correnti – ha detto John Sterman, del MIT Sloan – Ma non possiamo limitare il global warming a 2 °C senza una riduzione delle emissioni anche da parte dei Paesi in via di sviluppo».
Inoltre, Sterman suggerisce che siano i Paesi ricchi a coprire i costi del taglio di CO2 necessario nei Paesi più poveri, così da facilitare il passaggio da infrastrutture energetiche inquinanti a impianti di energia rinnovabile efficienti. Ad esempio, gran parte dell’Africa è passata direttamente alla telefonia mobile, senza installare l’infrastruttura per la telecomunicazione via cavo.