Confermate le previsioni del primo rapporto IPCC, che prevedeva lo scatenarsi di eventi estremi proprio in questo periodo storico
(Rinnovabili.it) – Ondate di calore, siccità, allagamenti. Sono soltanto alcuni degli eventi estremi che stanno travolgendo il Pianeta e che la settima edizione del report Explaining Extreme Events in 2017 from a Climate Perspective imputa a cause umane. Nel documento, infatti, pubblicato sul Bulletin of the American Meteorological Society, gli scienziati dimostrano che certi fenomeni atmosferici estremi non sarebbero potuti avvenire senza il contributo del riscaldamento globale su cui pesa la mano dell’uomo. Secondo la ricerca, che ha coinvolto 120 scienziati provenienti da 10 Paesi diversi e si è basata sia su osservazioni storiche che su simulazioni, 15 delle grandi catastrofi meteorologiche del 2017 sono state rese più probabili dai cambiamenti climatici. Si va dalla siccità dell’Africa orientale e del Nord America, alle inondazioni in Sud America, Cina e Bangladesh passando per le letali ondate di calore che hanno colpito Cina e Mediterraneo. Come spiegato da Martin Hoerling del NOAA, tra gli autori del rapporto, questi studi confermano le previsioni del primo rapporto dell’IPCC, del 1990, che prevedeva lo scatenarsi di questi eventi estremi proprio nel periodo storico che stiamo vivendo. “Le prove scientifiche – ha detto Hoerling – supportano la tesi che sia proprio l’attività umana a provocare la varietà di eventi estremi di oggi, con grandi impatti economici in tutto il mondo”.
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Nel dettaglio, il contributo del climate change sugli eventi estremi è stato osservato per: le ondate di calore, tre volte più probabili di quanto non fossero nel 1950 nella regione euromediterranea, e non più eventi rari per la Cina; la siccità, diventata 1,5 volte più probabile per le Grandi Pianure del Nord in Canada e Stati Uniti; le inondazioni dovute a piogge violente, che hanno colpito il Nord-Est del Bangladesh, fatto crollare migliaia di case nella Cina sudorientale a giugno 2017 e reso 1,5 volte più probabile la loro frequenza in Perù; il riscaldamento dei mari, con temperature record nel Mar di Tasmania e nella costa africana (che hanno raddoppiato la siccità dell’Africa orientale del 2017, lasciando più di 6 milioni di persone in Somalia in carenza di cibo), e un basso livello del mare artico, che ha influenzato precipitazioni da record in gran parte dell’Europa occidentale nel dicembre 2016 (“Ci sono molte ragioni per credere – sostengono gli studiosi – che il serbatoio di calore nell’oceano sarà un importante motore di eventi estremi sulla terra”).
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Gli eventi meteorologici estremi studiati nei sette numeri annuali del rapporto sono stati selezionati dai ricercatori e non rappresentano un’analisi completa degli eventi. Gli editori hanno chiesto a manager e pianificatori in vari settori della società di riflettere sull’uso della scienza e di prepararsi ai futuri rischi climatici, affinché gli scienziati del clima lavorino a stretto contatto con i decisori per identificare gli effetti dei cambiamenti climatici e i rischi che ci aspettano.