Il Polo Nord si riscalda e il minore scarto di temperatura tra Artico e tropici tende a bloccare le onde planetarie, correnti globali di alta quota che causano con più frequenza ondate di calore, siccità e inondazioni
(Rinnovabili.it) – C’è l’impronta dell’uomo sui cambiamenti climatici: lo conferma ancora una volta uno studio che si è focalizzato su alcune tipologie di eventi climatici estremi, come ondate di calore, siccità e inondazioni, che sono legate alle onde planetarie atmosferiche. La scoperta indica che gli impatti del riscaldamento globale si sono già fatti abbondantemente avvertire in tutto il mondo e rende ancora più urgente tagliare le emissioni.
Le onde planetarie atmosferiche sono venti di alta quota – di cui fa parte la corrente a getto, il jet stream – che soffiano nell’emisfero nord secondo dei percorsi che vanno dai tropici fino al Polo. In condizioni normali, l’intera massa di onde si muove in direzione est ma, in particolari circostanze di temperatura, può anche bloccare il suo movimento. Il risultato è che le regioni sottostanti presentano la stessa condizione meteorologica per lunghi periodi di tempo, facendo sì che le correnti di aria calda si tramutino in ondate di calore durature o che le correnti umide causino inondazioni. Esempi di tali eventi climatici estremi sono la siccità che tutt’ora continua a colpire la California, le recenti ondate di calore negli Usa e in Russia e le devastanti inondazioni che hanno colpito il Pakistan nel 2010.
Un ruolo di primo piano lo gioca lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico. Infatti il comportamento delle onde planetarie è in gran parte determinato dalla differenza di temperatura tra i Poli e i tropici. Ma il riscaldamento globale sta modificando tale differenza, poiché l’Artico si sta riscaldando più rapidamente delle regioni tropicali e le terre emerse registrano temperature in ascesa più veloce rispetto agli oceani.