L’Italia è il paese in assoluto più colpito da eventi estremi in Europa: dal 1980 al 2022 il conto dei disastri naturali arriva a 210 mld euro, contro i 167 della Germania e i 120 della Francia. Di questi, 111 mld sono direttamente attribuibili alla crisi climatica. Per le imprese nelle aree più a rischio, la probabilità di fallire è più alta del 4,8% rispetto alle aziende in zone senza rischio idrogeologico
Il rapporto Censis-Confcooperative sul conto dei disastri climatici nel Belpaese
(Rinnovabili.it) – Entro il 31 dicembre tutte le imprese italiane dovranno avere un’assicurazione contro i “rischi catastrofali”. Uno scudo protettivo, stabilito dalla legge di bilancio 2024, soprattutto per limitare i danni degli eventi climatici estremi in Italia. E anche se l’obbligo – che permette di accedere a contributi o agevolazioni statali maggiori – preoccupa le pmi, la prevenzione è la strada migliore. Perché il rischio concreto di subire danni legati alla crisi climatica, in Italia, tocca da vicino il 25% delle piccole e medie imprese, 1 su 4. E proprio il Belpaese è tra i paesi europei più colpiti dall’aumento di frequenza e intensità dei fenomeni estremi: l’Italia, da sola, in 40 anni ha subito 1/3 dei danni dell’intero continente.
Un conto da 210 mld euro
Sono i numeri messi in fila da un rapporto di Censis e Confcooperative che fa il punto sul rischio da eventi climatici estremi per il tessuto economico italiano. Se si contano tutti i disastri ambientali, negli ultimi 4 decenni l’Italia si è trovata davanti un conto da 210 miliardi di euro. Praticamente le stesse risorse mobilitate dal PNRR, pari a 10 manovre finanziarie.
“Di questi 210 miliardi ben 111 sono determinati dagli effetti dei cambiamenti climatici. Ecco perché la cura del territorio non è un costo, ma un investimento sul sistema paese”, spiega Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative commentando i dati che emergono dal Focus Censis Confcooperative “Disastri e climate change conto salato per l’Italia”.
Ed è un conto che è destinato a crescere. Perché, spinti dall’aumento delle temperature globali, gli eventi climatici estremi in Italia tendono a colpire di più e più intensamente negli ultimi anni. Solo tra 2017 e 2022 la conta dei danni arriva a 42,8 miliardi: 1/5 dei danni sono concentrati in appena 6 anni. Se guardiamo soltanto il 2022, il peso dei disastri climatici per l’Italia è stato pari a 1 punto percentuale di pil, circa 17 miliardi. Quasi quanto la stessa finanziaria.
Chi rischia per gli eventi climatici estremi in Italia?
Il 25% di pmi più minacciate dai disastri climatici sono quelle localizzate in comuni a rischio frane e alluvioni, quindi più esposte al rischio idrogeologico. Secondo il rapporto, rispetto ad altre pmi in zone con un profilo di rischio minore, hanno il 4,8% di probabilità in più di fallire in seguito a un evento climatico estremo. Gli effetti avversi continuano a farsi sentire per 4-5 anni prima di ritornare alla normalità in termini di ricavi e addetti, un lasso di tempo durante il quale non è improbabile che si verifichino altre calamità climatiche.