Come combattere gli eventi climatici estremi
(Rinnovabi.it) – Il periodo in cui ci si appellava ad una risoluta azione climatica globale, per evitare un futuro di eventi climatici estremi, è finito. Quel domani è diventato per tutti un presente ingombrante e difficile da giustificare, vista la rapida involuzione registrata negli ultimi anni. L’Agenzia ambientale europea (AEA) ha documentato gli impatti meteorologici e climatici che hanno interessato il Vecchio Continente dal 1980 al 2016, stilando una lista degli eventi più pesanti per la salute umana, l’ambiente e l’economia.
Nel report «Climate change adaptation and disaster risk reduction in Europe — enhancing coherence of the knowledge base, policies and practices» («Adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione del rischio di catastrofi in Europa — rafforzare la coerenza della base di conoscenze, delle politiche e delle prassi»), l’AEA illustra i 10 maggiori pericoli naturali in Europa che, nel giro di solo 36 anni hanno provocato perdite economiche per un totale di 450 miliardi di euro.
I 10 maggiori pericoli naturali sono:
- ondate di calore
- piogge torrenziali
- straripamento di corsi d’acqua
- tempeste di vento
- frane
- siccità
- incendi boschivi
- valanghe
- grandinate
- mareggiate
La quota maggiore dei danni oggi è dovuta alle inondazioni (circa il 40 %), seguite dalle tempeste (25 %), dalla siccità (circa il 10 %) e dalle ondate di calore (circa il 5 %). In termini di impatto sulla salute, sono però quest’ultime i fenomeni più letali, soprattutto per categorie vulnerabili come gli anziani.
Tutti questi eventi, sotto la pressione crescente dei riscaldamento globale, sono destinati ad aumentare in termini di gravità, durata ed estensione. Questo significa, ad esempio, che avremo ondate di calore più intense o nubifragi più frequenti. Di conseguenza, anche il calcolo dei danni lieviterà.
Uno dei motivi per cui è interessante capire come stanno evolvendo gli eventi climatici estremi è che i cambiamenti a cui andrà incontro il continente saranno parecchio disomogenei: i modelli previsionali presentano forti differenze regionali tra l’Europa settentrionale e quella meridionale. Inoltre possono essere aggravati da altri cambiamenti non legati al clima, quali l’impermeabilizzazione del suolo, l’edificazione in aree a rischio, l’invecchiamento della popolazione o il degrado degli ecosistemi.
A soffrirne saranno soprattutto la penisola iberica, la Francia meridionale, l’Italia settentrionale e i paesi balcanici lungo il Danubio che vedranno un “progressivo e forte aumento dei rischi climatici complessivi“. Si stima che nel corso di questo secolo la frequenza delle inondazioni triplicherà mentre la frequenza di ondate di calore, siccità e incendi aumenterà più di dieci volte nello stesso periodo.
“La portata della devastazione causata dagli incendi boschivi, dalle alluvioni e dalle mareggiate in Europa e nel mondo dimostra che i costi dell’inerzia sul fronte dei cambiamenti climatici e delle strategie e piani di adattamento e prevenzione sono estremamente alti”, spiega Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Agenzia europea dell’ambiente. “La mitigazione del rischio è essenziale, in quanto assicura azioni efficaci prima, durante e dopo eventi catastrofici. Come mostra la nostra relazione, sebbene i paesi europei abbiano iniziato a prepararsi, molto resta ancora da fare sul fronte del rafforzamento della coerenza per migliorare la resilienza e ridurre i rischi. Questo dovrebbe essere l’obiettivo principale degli esperti che operano nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della riduzione del rischio di catastrofi”.