(Rinnovabili.it) – Non li ha nemmeno visti in faccia i suoi assassini, perché è stato freddato da un colpo di arma da fuoco nella schiena mentre viaggiava su una moto con un amico. Così è morto tra il 26 e il 27 aprile, Eusébio Ka’apor, uno dei leader della resistenza indigena contro la deforestazione nello Stato del Maranhao, in Brasile. Lo hanno ucciso due uomini incappucciati, probabilmente sicari dei taglialegna illegali. Dopo un’agonia di due ore, nelle quali il compagno è corso a cercare aiuto, Eusébio è spirato.
Il territorio dei Ka’apor, un gruppo etnico brasiliano che non arriva al migliaio di persone, da anni è sotto attacco dei taglialegna, e le tribù sono convinte che siano loro i mandanti dell’omicidio. Non si spiega altrimenti come, subito dopo l’incidente, il figlio di Eusébio sia stato fermato da uno di loro e avvertito che molti altri potrebbero presto fare la stessa fine.
Un leader Ka’apor ha riferito che «ci minacciano di morte contro da lungo tempo. Ora stanno cominciando ad uccidere per intimidirci. Dicono che è meglio lasciarli fare se non vogliamo morire tutti. Noi non sappiamo cosa fare, perché non abbiamo nessuna protezione. Lo Stato non fa nulla».
I Ka’apor vivono nel territorio Alto Turiaçu, nella parte orientale della foresta amazzonica brasiliana, abitata anche dagli indiani Awà, la tribù più minacciata della terra. Molti di loro non hanno mai avuto contatti con il mondo esterno, eppure i taglialegna sono arrivati anche qui.
Le autorità brasiliane non hanno saputo fermare gli invasori, ed è a questo punto che i Ka’apor hanno deciso di difendersi con le proprie forze. Nel 2013 hanno formato un piccolo esercito a presidio dei loro confini e catturato numerosi taglialegna illegali. Dopo averli privati dei vestiti e li hanno consegnati alla polizia.
Ma negli ultimi mesi la violenza contro la tribù è salita, soprattutto negli ultimi mesi, dopo che i Ka’apor hanno chiuso l’ultimo sentiero nella foresta e istituito posti di guardia.
Nel gennaio 2014, le autorità brasiliane hanno messo in piedi un’operazione volta ad espellere taglialegna illegali, allevatori e coloni dal territorio Awá, ma il disboscamento continua nell’Alto Turiaçu e in riserve indigene confinanti.