Due terzi degli intervistati vorrebbero delle penalità per gli Stati che non fanno parte dell'Accordo di Parigi o che ne vogliono uscire
(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico è già una realtà. Gli Stati devono agire subito e su scala mondiale per combattere il riscaldamento globale. Come? Mettendo in campo sussidi per le energie rinnovabili e istituendo delle penalità per quei Paesi che si potrebbero chiamare fuori dall’Accordo di Parigi, come gli Usa di Trump hanno minacciato di fare. È quello che pensano i cittadini di quattro grandi Paesi europei – Francia, Germania, Gran Bretagna e Norvegia – sullo stato del clima, come emerge dal sondaggio effettuato nell’ambito dell’European Perceptions of Climate Change Project (EPCC), coordinato dall’università di Cardiff. Il campione è composto da circa mille abitanti di ciascun Paese.
Più del 60% della popolazione dei quattro Stati è fermamente convinto che il cambiamento climatico sia già all’opera e i suoi effetti siano più che visibili. Un altro 10-15% ritiene invece che il climate change si dispiegherà entro i prossimi 10 anni. Ma il dato più interessante è un altro, e riguarda la scienza. Se gli europei hanno un’opinione molto precisa sul riscaldamento globale e le sue cause imputabili all’uomo, giunge come una sorpresa il fatto che 7 persone su 10 ritengono che la scienza non sia assolutamente d’accordo sulla questione, laddove, al contrario, il consenso nel mondo scientifico è decisamente alto (circa il 97%).
Di nuovo due terzi degli europei ritengono che il proprio Stato debba far parte dell’Accordo di Parigi e, soprattutto, che bisognerebbe istituire un sistema di penalità per quei Paesi che non lo vogliono ratificare o che vogliono ritirarsi dal patto. Altro capitolo dove c’è ampio consenso è quello degli incentivi per le rinnovabili, che mette d’accordo almeno il 70% degli intervistati (con un picco dell’87% in Norvegia). I norvegesi vedono di buon occhio anche l’aumento della tassazione sui combustibili fossili, mentre questo punto è respinto dai due terzi dei francesi e dei tedeschi.
Il sondaggio si è poi concentrato sul grado di supporto per alcune tecniche di estrazione e fonti di energia tra le più controverse, fracking e nucleare. La fratturazione idraulica è vista di buon occhio solo da una minoranza degli europei. I più favorevoli restano gli inglesi (il 20%), ma basta attraversare la Manica per trovare un misero 9% in Francia. Sempre in Francia, il cui mix energetico si basa tradizionalmente sul nucleare, l’energia dell’atomo piace a meno di un quarto della popolazione. In Germania, dove il phase out del nucleare è previsto per il 2022, il supporto a questa fonte di energia raccoglie soltanto il 14% degli intervistati.