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Europa spaccata sul glifosato, Bruxelles prova a mediare

glifosato

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Spunta l’idea della clausola sulla biodiversità per il glifosato

 

(Rinnovabili.it) – Una piccola concessione per portare a casa altri il via libera al glifosato per altri 10 anni. A Bruxelles hanno pensato che il gioco vale la candela quando hanno deciso di proporre l’inserimento di una “clausola sulla biodiversità” nella nuova proposta per il rinnovo della licenza di vendita e uso del diserbante più contestato del pianeta.

Non è uno stratagemma nuovo, anzi. È stato richiesto lo scorso anno dalla Germania, quando lo stallo era identico ad oggi, per mettere d’accordo i suoi ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, provenienti da partiti diversi. La clausola esorta i paesi membri a prestare attenzione al «rischio per la biodiversità e l’abbondanza di artropodi e vertebrati terrestri a causa delle interazioni trofiche». In sostanza, gli stati devono fare attenzione a perché c’è la possibilità che una serie di animali si nutrano delle piante irrorate con glifosato e muoiano.

 

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Con questa prescrizione, poco più che un pezzo di carta incapace di limitare l’utilizzo del diserbante, la Commissione Europea prova a superare l’impasse creatosi tra i paesi. Si è riaperta la spaccatura interna al governo tedesco, che tra qualche giorno andrà ad elezioni. L’Italia sembra vicina alla Francia, che ha già annunciato il suo voto contrario. Il Comitato fitosanitario permanente, che raduna gli esperti inviati dagli stati membri e fornirà il parere determinante sul glifosato, ha una riunione fissata per il 5-6 ottobre. Nel caso in cui non venisse raggiunto un accordo, la scadenza non ufficiale è il 6 novembre. La licenza dell’erbicida sospettato di cancerogenicità scade alla fine dell’anno.

Per far saltare la votazione, spiega Euractiv, è sufficiente un 45% di stati membri contrari o un gruppo di almeno 4 stati che rappresenti almeno il 35% della popolazione UE. Con la probabile astensione per ragioni elettorali della Germania, Parigi cerca alleati a Roma, dove né il Ministro dell’Agricoltura Martina, né quello dell’Ambiente Galletti e neppure la titolare della Salute, Lorenzin, hanno ancora annunciato la posizione italiana.

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