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L’Europa fa progressi nel limitare il buco dell’ozono

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(Rinnovabili.it) – L’Europa sta facendo progressi sulla graduale eliminazione delle sostanze chimiche responsabili bel buco dell’ozono. Lo afferma un nuovo rapporto pubblicato dall’agenzia europea per l’Ambiente, che ha preso in esame più di 200 sostanze dannose per l’ozono (ODS) scoprendo che il loro consumo nell’Ue è stato negativo nel 2014. Secondo i ricercatori, questo significa che le esportazioni o la distruzione di queste sostanze ha superato le importazioni.

Le statistiche indicano che le aziende dell’Ue hanno consumato quantità relativamente piccole di ODS, disciplinate da un accordo internazionale, il Protocollo di Montreal del 1989. Il consumo è negativo o prossimo allo zero dal 2010. Il Protocollo ha richiesto la graduale eliminazione di oltre 200 ODS, come i clorofluorocarburi (CFC) e idrofluorocarburi (HCFC). L’Unione europea ha già raggiunto i suoi obiettivi di phase out nell’ambito del protocollo, ma nel 2009 ha introdotto ulteriori disposizioni legislative.

 

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Il vecchio continente ha prodotto 177.040 tonnellate di queste sostanze nel 2014, quasi tutte per uso interno. Mentre l’uso delle materie prime è aumentato rispetto al 2013, le relative emissioni sono diminuite, un fatto che indica un miglioramento nel controllo. Sono state importate 6.843 tonnellate, distrutte 9.165 tonnellate ed esportate 11.247 tonnellate nel 2014.

Lo strato di ozono ci protegge dalla sovraesposizione ai raggi ultravioletti (UV), che provocano una maggiore incidenza del cancro della pelle e della cataratta. Tuttavia, negli anni ’70 gli scienziati hanno scoperto che alcune sostanze chimiche artificiali stavano riducendo lo spessore dello strato, portando ad un aumento delle radiazioni UV sulla Terra. Questo assottigliamento avviene particolarmente in corrispondenza dei due poli, dove grandi “buchi”  dell’ozono si formano in alcuni periodi dell’anno. Il più grande di sempre è stato segnalato tra il settembre e l’ottobre del 2006, quando mantenne una superficie media di 26,6 milioni di km². L’anno scorso la dimensione media in questo periodo è stata di 20,9 milioni di km². Nel 1979, quando ci si accorse per la prima volta del problema, il buco era largo 0,1 milioni di km². Gli esperti ritengono che fino alla fine del 21° secolo non sarà possibile recuperare completamente lo strato.

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