L'attesa decisione della Commissione sugli OGM ottenuti con le nuove tecniche di ingegneria genetica può spalancare le porte dell'Ue alle multinazionali
(Rinnovabili.it) – Prima della fine del mese potrebbe cadere il blocco agli OGM nell’Unione europea. Febbraio, infatti, è il termine entro cui arriverà la bozza di decisione della Commissione sul destino delle nuove tecniche di ingegneria genetica (le cosiddette New Breeding Techniques – NBT). Si tratta di metodi sviluppati dopo la direttiva europea del 2001, che regolava gli organismi geneticamente modificati. La novità è che nessun DNA estraneo finisce nelle piante create in laboratorio, perché ora i ricercatori sono riusciti a sopprimere i geni presenti nel genoma dei vegetali senza ricorrere ad un vettore batterico.
Una rivoluzione nel campo delle biotecnologie, per un solo motivo: sarà possibile produrre OGM che sfuggono alla definizione che ne dà la legislazione europea. In pratica, la scienza ha trovato il modo di legalizzare i prodotti transgenici. E l’industria si trova ora in posizione di vantaggio, desiderosa di scardinare le barriere europee che fino ad oggi l’hanno tenuta lontano dai consumatori europei, fortemente contrari agli OGM.
La Commissione ha perso otto anni intorno ad una revisione della direttiva. Nel 2007, Bruxelles ha messo in piedi un gruppo di lavoro (New Techniques Working Group) per valutare se tecniche di manipolazione genetica come la cisgenesi, la nucleasi a dito di zinco o l’agroinfiltrazione [per maggiori informazioni leggi Gli OGM 2.0 saranno legali anche in Italia?] diano origine a prodotti che rientrano nel campo di applicazione della legislazione sugli OGM. Finalmente, entro fine mese, la normativa dovrebbe essere aggiornata. Il parere dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) lascia aperte tutte le porte, poiché suggerisce una «valutazione caso per caso».
Il fiato delle lobby biotech sul collo di Bruxelles
Ma vi è il concreto pericolo che la pressione delle multinazionali (tra cui Monsanto, Dow, Syngenta, Bayer e Basf) riesca a influenzare il processo decisionale. Per raggiungere questo obiettivo, l’industria ha messo in piedi nel 2011 una organizzazione lobbistica denominata NBT Platform, il cui obiettivo è ottenere l’esenzione dalla legislazione OGM per tutte, o quantomeno la maggior parte, delle nuove tecniche.
Il Corporate Europe Observatory, ONG che svolge un ruolo di watchdog sull’operato delle lobby in Europa, ha guardato dentro questa piattaforma nel suo ultimo rapporto, pubblicato oggi. La NBT platform è coordinata da Schuttleraar&Partners, una azienda di pubbliche relazioni con sede a Bruxelles. Fondata nel 1995 da Marcel Schuttelaar, un ex attivista del gruppo ambientalista Friends of the Earth che ha saltato la barricata, la società si occupa da 20 anni di promuovere le istanze della Monsanto e di altre grandi aziende biotech. Dal registro di trasparenza dell’Unione europea risulta che la NBT Platform non ha nessun lobbista accreditato permanentemente al Parlamento europeo, ma il Corporate Europe Observatory ha appurato che il direttore di Schuttelaar&Partners, Edwin Hecker, è una delle 10 persone dell’azienda con accredito permanente. Guarda caso, Hecker è anche presidente della NBT Platform.
Se le aziende dell’agribusiness più potenti del mondo riuscissero a condizionare la politica europea, sarebbe impossibile per il consumatore distinguere un alimento geneticamente manipolato da uno naturale. I nuovi OGM potrebbero sfuggire sia alle valutazioni di impatto che all’etichettatura.