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L’Europa non applica la legge sulle aree marine protette

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(Rinnovabili.it) – Solo il 5.9% delle acque europee sono state convertite in aree marine protette, poco più di metà di quelle promesse dagli Stati membri. Il timore espresso da Oceana, organizzazione che si batte per la difesa dell’ambiente marino, è che siano ampiamente sottostimati gli effetti dannosi per la biodiversità provocati da questo disinteresse a mantenere gli impegni presi. L’ONG fa leva su un rapporto uscito ieri a firma dell’agenzia europea dell’Ambiente (EEA), che già nell’introduzione suona l’allarme: «I mari d’Europa sono sotto pressione. Le Aree Marine Protette (AMP) possono agire come misura di salvaguardia per gli ecosistemi marini e la biodiversità, così che mantengano il loro potenziale di fornire servizi chiave per le nostre società ed economie. Una gestione più efficace di queste aree marine protette e una applicazione della relativa legislazione, costituiscono oggi sfide importanti».

 

I mari regionali che circondano il vecchio continente sono talvolta parte dell’Oceano, altre volte invece sono bacini quasi interamente chiusi. In tutto, coprono un a superficie di 5.7 milioni di km quadrati, e ospitano diverse varietà di habitat, dimora di migliaia di specie animali e vegetali. L’integrità di questi ecosistemi consente anche una migliore regolazione climatica. Tuttavia, le attività umane in mare, così come sulla terraferma, incidono su questo patrimonio naturale esercitando una pressione tremenda sulle specie marine, provocando l’impoverimento degli habitat attraverso lo sfruttamento delle risorse acquatiche, l’introduzione di specie non indigene e l’inquinamento.

 

L’Europa non applica la legge sulle aree marine protette

 

Le aree marine protette (MPA) servirebbero ad evitare tutto questo. Ma funzionano? L’Europa ha fatto progressi in quest’ambito? Secondo lo studio dell’EEA, sembra di no. È necessario adottare «un approccio più olistico», scrive l’agenzia, nella progettazione, gestione e valutazione delle MPA. Solo così potrebbero aiutare ad arrestare la perdita di biodiversità, mantenere i mari più puliti, sani e biologicamente diversi.

Le misure che esistono, inoltre, vanno applicate. Cosa che adesso non avviene, in particolare quando si tratta del divieto di pesca.

«La Commissione europea dovrebbe smettere di nascondere la testa sotto la sabbia e prendere sul serio la diffusa mancanza di gestione delle aree marine protette – fa sapere Oceana – Gli Stati membri che non applicano efficaci requisiti di protezione dovrebbero essere legalmente responsabili per la loro negligenza».

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