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Europa 2030, cosa c’è dietro il poco coraggio dei Ventotto?

Europa 2030, cosa c’è dietro il poco coraggio dei Ventotto?

 

(Rinnovabili.it) – Quello raggiunto a Bruxelles è un accordo per un Pacchetto Clima ed Energia 2030 debole, al di sotto di quanto ci si aspettava dall’Unione Europea, anche  in vista dell’accordo globale sul clima. Si è deciso di perseguire “almeno il 40%” di riduzione delle emissioni di gas serra, “almeno il 27%” di energia rinnovabile (obiettivo obbligatorio a livello comunitario) e “almeno il 27%” di efficienza energetica (obiettivo indicativo, non obbligatorio). Sul -40% di emissioni, da sottolineare che questo obiettivo non è in linea con la traiettoria di completa decarbonizzazione al 2050. Oggi un giovane collega del WWF Francia ha, giustamente, scritto su twitter che questo costringerà la sua generazione a fare molti più sacrifici per tagliare le emissioni profondamente e in poco tempo.

 

Qualcuno si starà chiedendo: perché i leader europei sono stati così timidi? Le ragioni sono molte, ma ne vorrei evidenziare due: la prima è che c’è stata e c’è una formidabile offensiva delle lobby dei combustibili fossili, spesso con ricatti economici e occupazionali. La seconda è che alcuni Paesi europei hanno un sistema arretrato, ancora basato sul carbone e su infrastrutture vecchie e inefficienti. Per esempio, la Polonia fonda una larga parte della sua produzione energetica sul carbone (russo). Questo però non ha portato la UE a concedere alla Polonia aiuti supplementari per uscire da questa dipendenza “tossica”: al contrario, si è deciso di alimentarla, concedendo quote gratuite di “libertà di inquinare”, alla faccia del principio “chi inquina paga”. Una scappatoia usata dai soliti noti (gli energivori di tutti i Paesi) che da anni ci ricattano con la minaccia della delocalizzazione, nonostante sulle quote gratuite in passato ci abbiano abbondantemente guadagnato (oltre a ottenere prezzi stracciati per l’energia elettrica, loro).

Un pacchetto più coraggioso avrebbe rappresentato un’opportunità di futuro per i cittadini europei, che da obiettivi più ambiziosi avrebbero tutto da guadagnare. Il risultato di oggi sembra destinato a mantenere gli interessi acquisiti dalla vecchia economia, a spese del benessere dei cittadini e delle industrie lungimiranti.

I prossimi mesi saranno cruciali per evitare le peggiori conseguenze di questa decisione. La UE dovrà rivedere i suoi obiettivi verso l’alto, come chiediamo di fare anche agli altri Paesi nell’ambito delle trattative alle Nazioni Unite.

 

Quello in corso sarà probabilmente l‘anno più caldo mai registrato, ondate di calore e alluvioni hanno colpito l’Europa, i Paesi in via di sviluppo stanno vivendo impatti ancora più terribili,il Pentagono ha reso noto uno studio in cui si definisce il cambiamento climatico “una minaccia immediata” alla sicurezza.

Accanto a questi scenari davvero preoccupanti, che dovrebbero portare ad azioni rapide e incisive, tutto il mondo vede nella transizione verso un’economia senza carbonio la speranza di un futuro di benessere e di ripresa. L’Europa non può fermarsi ora, ma deve anzi recuperare autorevolezza con l’esempio.

 

di Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia WWF Italia

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