Quaranta organizzazioni della società civile chiedono che l’Unione europea chiuda l’Emissions Trading Scheme (ETS). "Dopo sette anni di fallimenti, i tentativi dell’Unione europea non sono più credibili"
“Ma lo schema si è rivelato fallimentare. Il chiodo fisso dell’Europa sul ‘prezzo’ come spinta al cambiamento ha vincolato il sistema economico alla dipendenza da un’industria inquinante come quella estrattiva – con le emissioni derivate da combustibili fossili in evidente aumento tra il 2010 e il 2011. E il fallimento sarà più ampio visto che l’ETS viene utilizzato come modello per altri mercati di carbonio proposti per Paesi come il Brasile e l’Australia e per la definizione di altri mercati di “servizi degli ecosistemi” su biodiversità, acqua e terra”. Le organizzazioni firmatarie di questa dichiarazione sostengono fermamente che vi sia un’unica opzione possibile in termini di misure pro clima e ambiente, vale a dire l’abolizione definitiva dello schema ETS. E sostegno di questa richiesta individuano otto punti o “fallimenti strutturali” che non possono essere riparati in alcun modo:
- L’ETS non ha ridotto le emissioni di gas a effetto serra.
- L’ETS ha funzionato come un sistema di sussidi per i settori inquinanti dell’industria.
- Prezzi del carbonio volatili e sempre più bassi sono una caratteristica dell’ETS.
- L’ETS aumenta i conflitti ambientali e sociali nei Paesi del Sud del mondo.
- I mercati di carbonio sono particolarmente suscettibili alle truffe.
- Risorse pubbliche dissipate dalla creazione di mercati che non sono in grado di raggiungere obiettivi di interesse pubblico.
- Il sistema ETS ci vincola a un sistema economico incentrato sull’utilizzo dei combustibili fossili.
- Lo schema ETS impedisce che altre misure efficaci contro i cambiamenti climatici vengano messe in pratica.