L’ong Environmental European Bureau (EEB) pubblica una proposta di policy dettagliata sulla creazione di un mercato del carbonio per ridurre le emissioni di agricoltura e allevamento
Le emissioni dirette dell’agricoltura sono il 12% dei gas serra generati in un anno dall’UE, 380 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq) nel 2022. A cui si aggiungono quelle indirette. Come i gas serra emessi dalle torbiere drenate per usi agricoli, 166 MtCO2eq ovvero il 5% del totale annuale. Eppure, finora l’agricoltura europea è stata “risparmiata” dal Green Deal. È uno dei pochissimi settori dove non esistono obiettivi specifici di riduzione delle emissioni. Anche le misure pro clima della nuova politica agricola comune (PAC) sono state molto indebolite negli ultimi 3 anni. Ogni ipotesi di intervento porta il settore sulle barricate. Come far sì che anche le pratiche e le industrie agricole contribuiscano alla transizione? La via giusta potrebbe essere un ETS Agricoltura, un mercato del carbonio per le emissioni agricole. Lo suggerisce uno studio di Environmental European Bureau (EEB).
Agri ETS: i problemi da risolvere
L’ipotesi di un ETS agricoltura non è nuova. La stessa UE ha commissionato l’anno scorso uno studio su questo tema, ricavandone 5 proposte di politiche per istituire un “Agri ETS”. EEB parte dal chiarire cosa potrebbe andare storto mentre si crea un meccanismo del genere. I problemi potenziali di un ETS agricoltura che vanno evitati o risolti includono:
- la pratica di pagare per le emissioni non dovrebbe mai trasformarsi in una “licenza di inquinare”. EEB allude qui al meccanismo che, nell’ETS in vigore, garantisce ad alcune imprese o settori grandi quantità di crediti gratuiti;
- calibrare, avviare e portare a maturità di prezzo un mercato dei crediti di carbonio richiede molti anni, mentre le emissioni agricole devono calare in fretta;
- un ETS agricoltura dovrebbe essere applicato a un elevatissimo numero di soggetti (9 milioni di aziende agricole), riguardare i gas climalteranti specifici del settore (soprattutto metano) e focalizzarsi anche sui processi naturali innescati dall’attività agricola. Tutto ciò comporta problemi nella quantificazione delle emissioni, nel monitoraggio, e nella trasparenza del meccanismo;
- ogni intervento dovrebbe anche favorire la trasformazione del modello agricolo in vigore, da quello dell’industria intensiva verso l’agroecologia.
ETS Agricoltura, le proposte di EEB
L’idea di fondo di EEB è di non creare un unico strumento ETS per tutte le emissioni dell’agricoltura. “L’istituzione di un sistema ETS unico che copra tutte le emissioni agricole, tuttavia, rischia di essere inefficace e inutilmente complicato”, scrivono gli autori del rapporto. La soluzione dovrebbe invece passare da una combinazione di strumenti, vecchi e nuovi.
- Sulle emissioni dei fertilizzanti, una delle voci più pesanti nel bilancio emissivo del settore, la proposta di EEB è di farle valere nell’ETS1 – quello già in vigore oggi – dal momento che le aziende che producono questi prodotti sono già inserite in quello schema (limitatamente alle loro emissioni dirette). “L’ambito della loro responsabilità dovrebbe essere ampliato per coprire, oltre alle emissioni di produzione, anche le emissioni derivanti dall’applicazione dei loro prodotti”, suggerisce EEB.
- Per le emissioni dell’allevamento, due soluzioni sono valide. La prima implica stabilire degli obiettivi settoriali per le emissioni, in modo analogo a quanto la Commissione UE aveva provato a fare – tornando subito sui suoi passi – includendo un target settoriale nella proposta di obiettivo clima UE al 2040 lo scorso febbraio. EEB calcola che, in base agli studi più recenti, un’agricoltura allineata a Parigi dovrebbe raggiungere il picco emissivo nei paesi a medio e alto reddito entro il 2025, per poi scendere molto rapidamente (del 61%) entro il 2036. La seconda soluzione prevede, in alternativa, di costituire un ETS specificamente riservato alle emissioni dell’allevamento.
- Per le emissioni dalle torbiere, la via migliore secondo EEB sarebbe rafforzare le condizionalità presenti – ma indebolite e non sufficienti – nella nuova PAC e prevedere al tempo stesso altre misure aggiuntive a livello nazionale.
- Le emissioni da combustibili fossili dovrebbero essere affrontate modificando l’ETS2, il nuovo sistema che coprirà trasporti ed edifici ed entrerà in vigore dal 2026. Oggi esclude i carburanti agricoli, che dovrebbero invece essere inclusi.
- I proventi di queste modifiche ai sistemi ETS dovrebbero essere impiegate per favorire la transizione del settore.