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Eni pronta a trivellare nell’Oceano Artico

Oceano Artico

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(Rinnovabili.it9 – Via libera a nuove trivelle nell’Oceano Artico. L’Eni ha ricevuto in questi giorni l’approvazione da parte del Bureau of Ocean Energy Management (BOEM) a un piano di perforazione esplorativa nelle acque a largo dell’Alaska: quattro pozzi che l’Eni US Operating, filiale della multinazionale italiana, realizzerà nel mare di Beaufort dal suo Spy Island Drillsite, un impianto preesistente situato su un’isola di ghiaia artificiale.

Le trivelle partiranno a dicembre 2017 e secondo quanto riportato dal BOEM lavoreranno solo nei mesi invernali. “Eni ci ha portato un piano solido e ben ponderato”, ha spiegato Walter Cruickshank direttore ad interim del Bureau. “Sappiamo che esistono vaste risorse di petrolio e gas sotto il mare di Beaufort e non vediamo l’ora di lavorare con Eni per sfruttare questo potenziale energetico”.

 

All’entusiasmo dell’agenzia si contrappone però tutta la preoccupazione di ambientalisti e scienziati che oggi avvertono: le trivelle costituiscono un serio rischio per la vita marina dell’Oceano Artico. Rischio che diventa sempre più palpabile con le politiche della nuova amministrazione USA. Quando lo scorso anno, l’ex presidente americano Barack Obama aveva messo al bando buona parte delle attività esplorative nelle acque artiche, in molti avevano tirato un sospiro di sollievo. Ma nell’aprile 2017 Donald Trump ha ordinato al segretario degli Interni, Ryan Zinke, di rivedere il divieto, con l’obiettivo di aprire nuove aree offshore allo sfruttamento energetico.

 

Oggi non sono solo le potenziali perdite e fuoruscite degli impianti a preoccupare il fronte del NO, ma l’intera macchina burocratica. Kristen Monsell, legale del Center for Biological Diversity ha spiegato al Guardian come il piano Eni, i cui licenza sarebbe scaduta a fine anno, richiede pozzi che potrebbero estendersi per oltre sei miglia in acque federali. L’amministrazione Trump ha fornito al pubblico solo 21 giorni per esaminare e commentare il piano di esplorazione e appena 10 giorni per quello di valutazione ambientale.

“L’approvazione di questo piano allo scadere del tempo, rende ancora più rischioso un progetto pericoloso”, ha commentato Monsell. “Una fuoriuscita di petrolio qui comporterebbe un danno incredibile, e sarebbe impossibile ripulire”.

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