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End of waste: un’altra vittoria per l’emendamento al Dl Crisi

L'accordo sull'emendamento è un altro passo avanti verso una strategia nazionale di economia circolare e il Green New Deal del governo Conte bis. Così come era stato chiesto da molte associazioni ambientaliste, le Regioni acquisiscono autorità sul processo di cessazione della qualifica di rifiuto per evitare il blocco delle attività di recupero.

End of waste
Credits: frozennuch da Pixabay

Arriva l’ok delle commissioni congiunte Industria e Lavoro del Senato all’emendamento Moronese sull’End of waste

 

(Rinnovabili.it) – Ieri è stato fatto un piccolo passo avanti verso il cosiddetto “end of waste”, il processo di cessazione della qualifica di rifiuto grazie al quale uno scarto smette di essere tale e acquisisce la denominazione di vero e proprio prodotto. Attraverso l’approvazione da parte delle commissioni congiunte Industria e Lavoro dell’emendamento al Dl Crisi proposto da Vilma Moronese (M5s), è stato dato il primo impulso per una strategia di economia circolare italiana.

 

Il cuore dell’emendamento end of waste è la modifica al comma 2 dell’articolo 14-bis, nel quale si spiega che “in mancanza di criteri specifici” le autorizzazioni per lo svolgimento di operazioni di recupero “sono rilasciate o rinnovate” nel rispetto di quanto stabilito nell’articolo 6 della Direttiva europea 98/2008/CE, che regola i materiali di rifiuto ammissibili ai fini dell’operazione di recupero, i processi e le tecniche di trattamento consentiti, i criteri di qualità per i materiali ottenuti dall’operazione di recupero e i requisiti affinché i sistemi di gestione dimostrino il rispetto dei criteri stabiliti (compresi il controllo della qualità e l’automonitoraggio).

 

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Inoltre, grazie alla modifica, saranno le Regioni a poter rilasciare o rinnovare le autorizzazioni alla cessazione della qualifica di rifiuto. Infatti, come si legge nella nuova norma, in mancanza di direttive specifiche da parte dell’Unione europea o di decreti nazionali, le Regioni potranno provvedere caso per caso ad adottare le necessarie misure ai fini della dichiarazione del processo di end of waste. Ciò significa che, per una tipologia di rifiuto che non rientra nelle classiche categorie della differenziata (quali plastica, alluminio, vetro, carta…), non servirà un apposito decreto ministeriale per autorizzare il processo di cessazione della qualifica di rifiuto, ma la decisione della sola autorità regionale.

 

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In merito a questa possibilità, Moronese sottolinea che i punti di forza dell’emendamento end of waste sono “la creazione presso il Ministero dell’Ambiente di una task force per i decreti ministeriali caso per caso e la realizzazione di una banca dati nazionale sulle autorizzazioni che vengono rilasciate e quelle che man mano dovranno adeguarsi in fase di rinnovo o riesame”. In questo modo, la macchina statale (vale a dire il Ministero dell’Ambiente) potrà adeguarsi a mano a mano senza correre il rischio di avere un parziale blocco delle attività di recupero, dovuto allo scadere delle autorizzazioni degli impianti. Così come avevano proposto (fra le altre) Legambiente, WWF e Greenpeace, sin da subito sarà comunque predisposta una banca dati che permetta il controllo delle attività regionali da parte del Ministero dell’Ambiente, per garantire l’applicazione dei criteri europei sul territorio nazionale.

 

“Con il provvedimento che portiamo in aula al Senato superiamo il sistema di gestione imperniato sullo smaltimento in discarica e sull’incenerimento, aprendo così a nuove politiche fatte di percorsi virtuosi e di transizione verso un’economia circolare”, questo quanto dichiarato da Moronese, presidente della commissione Ambiente in Senato.