(Rinnovabili.it) – La qualità dell’aria nella zona tra il Canale della Manica, il Mar Baltico e il Mare del Nord peggiora giorno dopo giorno. Ecco perché dal 1 gennaio, nella zona di controllo delle emissioni di zolfo (SECA) verranno inasprite le restrizioni per i combustibili utilizzati dalle navi commerciali dall’1% allo 0,1%. Un giro di vite in linea con la direttiva europea. Il contenuto di zolfo nei carburanti delle navi fuori dalle aree SECA può raggiungere il 4%. Il limite globale dal 2020 è fissato allo 0,5%. Una sfida per l’industria, ma una misura essenziale per l’ambiente. Le emissioni di zolfo sono all’origine delle piogge acide, nocive per la vita delle piante e causa anche di gravi problemi respiratori. Lo zolfo emesso dal settore marittimo provoca circa 50.000 decessi all’anno in Europa.
Per abbattere questo gas killer le misure si contano sulle dita di una mano. Le navi possono decidere di filtrare i gas di scarico, passare a un combustibile senza zolfo o convertirsi al gas. Ma l’industria sta faticando a trovare uno standard. L’installazione di filtri per lo scarico, infatti, è tecnicamente difficile: solo 100-150 navi nel mondo sono attualmente dotate di questi sistemi, su una flotta totale di 50.000 imbarcazioni commerciali.
La possibilità di utilizzare combustibili a basso tenore di zolfo, come il diesel o il metanolo, non è al momento un’alternativa economicamente valida al filtraggio dei gas di scarico. Questi carburanti altamente raffinati costano, infatti, il 30-40% in più rispetto a quelli tradizionalmente utilizzati dalle navi commerciali.
Quelle che affrontano tratte a lunga percorrenza, provenienti dall’Asia o dall’Africa, sono tenute a utilizzare il combustibile meno inquinante quando entrano nel canale della Manica. Ma non sempre lo fanno.
La restrizione della normativa imposta nella SECA pone un ulteriore problema. Le autorità nazionali sono responsabili dei controlli, ma soltanto una su 1.000 viene presa in esame, e le multe non sono un deterrente efficace. La sanzione per il mancato rispetto in Polonia e nei paesi baltici ammonta ad 800 euro. Una nave da carico di 20.000 tonnellate può risparmiare circa 10.000 euro al giorno utilizzando combustibile non a norma.