Zero emissioni e finanza climatica, gli impegni da portare alla COP23
(Rinnovabili.it) – Ad un mese dall’inizio della 23esima conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici, l’Europarlamento cerca di scuotere l’Unione affinché arrivi al vertice ONU con una posizione più decisa. Tra il defilarsi degli Stati Uniti e il ritmo incalzante della Cina, l’Europa sembra essersi arrestata su posizioni prettamente conservatrici: non accetta nessun passo indietro, ma mostra di non volerne compiere neppure in avanti.
Uno stallo da cui è chiamata a liberarsi da Strasburgo. La plenaria ha approvato ieri una risoluzione in cui invita la Commissione a definire, entro il prossimo anno al più tardi, una strategia “emissioni zero al 2050”. La richiesta è parte di una serie di raccomandazioni per le Istituzioni europee e per i singoli Stati Membri che dovranno a comunicare entro il 2020 all’UNFCCC le rispettive strategie climatiche a lungo termine (i cosiddetti INDCs – Intended Nationally Determined Contributions). Per questo motivo i deputati chiedono all’UE di impegnarsi a ridurre ulteriormente le emissioni nei suoi NDC per il 2030, esosrtando gli Stati membri a ratificare l’emendamento di Doha al protocollo di Kyoto (l’atto che istituisce un secondo periodo di impegno del primo trattato internazionale taglia emissioni)
>>Leggi anche UNEP: l’Accordo di Parigi non basta, stiamo andando verso i + 3°C<<
“Le parti dovranno fare di più, non meno, e anche l’UE deve aumentare le proprie ambizioni; non dimentichiamo che il nostro obiettivo di riduzione del 40% risale a Parigi, e se l’Europa vuole essere leader, deve dare l’esempio e mettere in pratica quello che predica – ha commentato a margine della votazione il deputato Kathleen Van Brempt (S & D). E soprattutto l’Unione non deve cedere a eventuali pressioni esterne. “Se vogliamo evitare l’accelerazione di ulteriori disordini climatici incontrollabili, dobbiamo continuare ad essere fortemente impegnati per la piena attuazione dell’accordo di Parigi. Dobbiamo essere chiari: questo accordo è irreversibile e non sarà rinegoziato”.
Un punto di vista condiviso anche dal parlamentare Neoklis Sylikiotis (GUE / NGL) “Invitiamo l’Unione europea a cooperare con la Cina e con altri Stati – indipendentemente dalle intenzioni di Trump – per sostenere i paesi in via di sviluppo e sviluppare un piano d’azione globale che ponga fine all’uso sconnesso delle risorse naturali, ridurre le emissioni di gas a effetto serra e promuovere le fonti energetiche rinnovabili. ”
Cosa chiede l’Europarlamento a Stati e Commissione
Nel documento si domandano impegni concreti da parte dell’Europa e a livello internazionale per trovare altre fonti di finanziamento climatico. Prestiti e investimenti dovrebbero allinearsi con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2°C, incluso l’abbandono degli investimenti in favore dei combustibili fossili e la Commissione dovrebbe condurre una valutazione completa delle possibili conseguenze dell’accordo di Parigi sul bilancio dell’Unione, sviluppando un meccanismo di finanziamento europeo dedicato e automatico che offra fondi aggiuntivi e adeguati.
Infine dall’aula di Strasburgo arriva la richiesta di nuovi obiettivi di lungo termine in materia di adattamento, invitando Bruxelles a riesaminare la sua strategia UE in materia, per garantire una maggiore attenzione e un valore aggiunto alle opere di adattamento. La speranza degli europarlamentari è che la Cop23 di Bonn chiarifichi la struttura del “Dialogo di facilitazione” del 2018, che mira a fare il punto dei progressi compiuti dai governi verso l’obiettivo di lungo termine. “La COP21 – aggiunge Estefanía Torres Martínez (GUE / NGL) – è stata la conferenza delle decisioni, da cui è venuto l’accordo di Parigi. La COP22 doveva essere la conferenza delle soluzioni, ma è stata piuttosto quella dei paradossi. Cosa dovrebbe essere la COP23? La conferenza degli impegni finanziari o saremo in ritardo, molto in ritardo”.
>>Leggi anche COP sui cambiamenti climatici: la strada percorsa fino a oggi<<