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Emissioni trasporti, l’UE deve tagliarle del 94%

L'analisi dell'Öko-Institut tedesco per la Ong Transport & Environment parla chiaro: la riduzione del 30% al 2030 prevista per il momento non basta a tenere il riscaldamento globale sotto i 2°C

Emissioni trasporti, l’UE deve tagliarle del 94%

 

(Rinnovabili.it) – Entro il 2050 l’Unione Europea deve tagliare del 94% le emissioni del comparto trasporti, che contribuiscono al riscaldamento globale, se vuole rispettare gli impegni sottoscritti con l’Accordo di Parigi entrato in vigore lo scorso novembre. Lo afferma il tedesco Öko-Institut basato a Friburgo in una ricerca commissionata dalla Ong Transport & Environment (T&E).

Lo scopo è comprendere quali sono gli obiettivi reali di riduzione delle emissioni verso cui l’UE deve puntare per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C nell’ambito della revisione dell’Effort Sharing Regulation (ESR) con orizzonte 2030. L’ESR è uno dei principali strumenti tramite cui Bruxelles può agire sul clima dal momento che fissa i target per settori come i trasporti, gli edifici e l’agricoltura, cioè tutti quelli che non sono ricompresi sotto l’ombrello dell’ETS, il mercato delle quote di carbonio.

 

Per quanto riguarda i trasporti, l’UE dovrà imporre obiettivi decisamente ambiziosi. Infatti quasi tutto questo comparto (più del 96%) utilizza combustibili fossili, con il risultato che è responsabile del 25% delle emissioni europee. Proposta dalla Commissione lo scorso luglio, la versione rivista dell’ESR fissa la riduzione delle emissioni per i trasporti al 30% entro il 2030, cioè con un tasso dell’1% annuo. Adesso la palla passa agli Stati e al parlamento europeo, che la stanno considerando. E l’Italia, in coppia con la Polonia, sta frenando: la controproposta di Roma e Varsavia è di non superare il 20%, poi si vedrà.

Ma la ricerca dell’Öko-Institut mostra che già la soglia proposta dalla Commissione non è del tutto soddisfacente. Per arrivare a un taglio del 94% entro la metà del secolo il tasso annuo dovrebbe attestarsi tra il 2 e il 3,3%. Per T&E, la proposta italo-polacca è in mala fede. L’argomentazione ufficiale è il malcontento per la redistribuzione degli obiettivi su base nazionale. “Ma se il problema fosse davvero questo, dovrebbero proporre delle modifiche che non distruggano completamente gli obiettivi al 2030”, precisa Carlos Calvo Ambel di T&E.

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