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Emissioni: l’India non vuole pressioni sugli impegni climatici

Il terzo più grande emettitore al mondo preferisce puntare sulle energie rinnovabili piuttosto che assumersi impegni vincolanti sul taglio delle emissioni

Emissioni: l’India non vuole pressioni sugli impegni climatici

 

(Rinnovabili.it) – L’India non ha intenzione di cedere alle pressioni internazionali sul fronte ambientale: la lotta al cambiamento climatico sarà portata avanti a colpi di progressi nel campo delle tecnologie energetiche low carbon e non con un impegno vincolante nel taglio delle emissioni. E’ questo in poche parole quanto espressi dal primo ministro indiano Narendra Modi che lo scorso lunedì ha voluto formalmente prendere le distanze dal percorso intrapreso da Cina e Usa, e dalle loro nuove politiche climatiche. Per il terzo più grande emettitore di gas serra al mondo il tempo di accettare obblighi sul fronte del climate change è ancora lontano. E dopo aver saltato la prima scadenza informale per la consegna degli INDCs alle Nazioni Unite, ora il governo di Nuova Delhi fa sapere che i Piani non saranno consegnati prima di settembre-agosto, solo qualche mese prima del vertice di Parigi (COP21).

 

Quello che diventa sempre più certo è che il piano non conterrà grandi misure di riduzione; in più di un’occasione il premier Modi ha infatti giocato la carta della “lotta alla povertà” per ricordare agli altri decisori come l’India abbia  bisogno ancora di inquinare per far crescere la propria economia sollevare milioni di persone dall’indigenza. “Il mondo ci dovrebbe guidare sui cambiamenti climatici e noi seguirli? Il mondo imposta i parametri e noi attuarli? Non è così”, ha affermato Modi. “Siamo noi in grado di guidare il mondo”. In realtà il piano indiano vorrebbe poter far affidamento sulla produzione nucleare il cui programma di sviluppo è uno dei maggiori al mondo e prevedrebbe di aumentare il contributo dell’atomo nel mix energetico nazionale a 21 GW  nel 2020, 63 GW nel 2032, per poi arrivare a generare il 25% dell’elettricità nel 2050.  Ma a causa della mancata firma del Trattato di non proliferazione nucleare, è stato imposto un embargo per tutto il comparto del commercio di tecnologie nucleari e di combustibile nucleare e la nazione, almeno fino ad oggi, ha potuto importare carburante solamente per alcuni reattori.