Berlino aveva proposto un piano di riduzione delle emissioni da prima della classe. Ma non sta facendo i compiti, e rischia di rimediare l’insufficienza
(Rinnovabili.it) – Il programma della Germania per ridurre le emissioni sta fallendo. La valutazione annuale sulla transizione energetica, prodotta dai consulenti del governo, ha dimostrato che gli obiettivi climatici sono «significativamente sotto minaccia». Se Berlino prosegue su questi ritmi, il target non sarà raggiunto e il tanto propagandato Energiewende (che prevede anche un forte sviluppo delle rinnovabili) finirà in maniera ignominiosa.
Secondo la relazione degli esperti, le emissioni di gas serra in Germania dovrebbero calare del 3% ogni anno entro il 2020. Tuttavia, lo scorso anno, il governo è stato in grado di raggiungere una riduzione del solo 1,7%. Critiche sono state espresse circa l’incapacità di Berlino di implementare strumenti efficaci come gli incentivi fiscali per gli edifici a basso consumo energetico.
Intanto, i contribuenti tedeschi attendono la mazzata da 1,6 miliardi di euro per il phase out di otto vecchie centrali a carbone. Il governo di Angela Merkel sostiene che questo porterà a una riduzione di circa 12,5 milioni di tonnellate di CO2. Altri 4 milioni di tonnellate dovrebbero essere rimossi a seguito del Combined Heat and Power Act. Non è ancora chiaro da dove verranno prese le restanti 5,5 milioni di tonnellate.
La Germania ha fatto forse il passo più lungo della gamba quando ha garantito il suo impegno internazionale per un taglio della CO2 del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. Infatti, a livello europeo lo stesso traguardo è stato fissato per il 2030. L’esecutivo sostiene che l’obiettivo potrebbe ancora essere raggiunto: «Stiamo facendo buoni progressi – ha detto il ministro dell’Ambiente, Barbara Hendricks – La Germania raggiungerà il suo obiettivo del 40% entro il 2020».
I gruppi ambientalisti hanno enormi dubbi su questa affermazione e ritengono che Berlino si sia piegata alla lobby del carbone, quando lo scorso luglio ha deciso di assecondare le richieste dei produttori che chiedevano una dismissione delle otto centrali a lignite lautamente finanziata e diluita nel tempo.