Sven Giegold (Verdi europei): "Lo scandalo delle emissioni auto ha rappresentato un vero e proprio furto fiscale"
Il primo studio che calcola la perdita teorica di introiti a causa dello scandalo emissioni auto
(Rinnovabili.it) – I trucchi più o meno legali nei vecchi test per le emissioni auto hanno lasciato in Europa un buco da 46 miliardi di euro. A tanto ammonterebbero, infatti, le entrate che 11 Stati membri hanno perso dal 2010 al 2016 a causa alle false misurazioni. A far luce gli aspetti fiscali legati allo scandalo emissioni è un nuovo report commissionato dal gruppo dei Verdi/ ALE del Parlamento europeo a Green Budget Germany e Green Budget Europe. Le due associazioni hanno calcolato, per la prima volta, l’impatto del divario tra valori di omologazione e valori reali della CO2 sulle entrate fiscali di Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito
La maggior parte dei Paesi membri dell’Unione Europea (non l’Italia) riscuote imposte sugli autoveicoli in base ai valori d’omologazione delle emissioni: in altre parole più l’auto inquina più le tasse sono alte. Un elemento rivelatasi però essere, dal primo dieselgate in poi, una base imponibile gravemente viziata. “Lo scandalo delle emissioni auto ha rappresentato un vero e proprio furto fiscale”, spiega Sven Giegold del gruppo dei Verdi europei. “La frode commessa dalle case automobilistiche non è solo dannosa per la salute e l’ambiente, ma anche, in misura considerevole, per le finanze pubbliche”.
>>Leggi anche L’UE apre una consultazione sui test delle emissioni<<
Al di là di veri e propri inganni, come i software di falsificazione delle emissioni auto di Volkswagen, l’automotive europea ha sfruttato in questi anni le carenze del quadro normativo comunitario e di un sistema di verifica troppo lontano dalle condizioni di guida reale. Il gap emissivo ha fatto perdere ai Paesi Bassi addirittura quasi 12 miliardi di euro in sei anni. Una cifra record, seguita a poca distanza da quella della Francia (10,9 mld di euro) e dalla Gran Bretagna (7,9 mld di euro).
“Le tasse dovrebbero essere orientate verso il raggiungimento di obiettivi sociali vitali, come il miglioramento della qualità dell’aria e il rispetto dei nostri impegni ambientali. Ma se le tasse applicate sono basate su dati falsi, diventa impossibile”, ha aggiunto Giegold. “Gran parte della colpa ricade quindi sull’inerzia normativa da parte dell’UE, dei governi nazionali e delle loro autorità. Abbiamo bisogno di test sulle emissioni auto che forniscano valori di CO2 reali. Fino a quando le tasse automobilistiche non si baseranno sulla realtà, non forniranno incentivi per il passaggio a forme di trasporto più pulite”.
>>Leggi anche Diesel addio, una strategia per rinunciare alla mobilità inquinante<<