Il freddo polare mette in ginocchio un'Italia non strutturata per affrontare tali emergenze. La causa principale nella cementificazione e nel numero eccessivo di veicoli in circolazione
(Rinnovabili.it) – Freddo polare e nevicate di eccezionale copiosità stanno flagellando l’Italia da circa una settimana, e le previsioni per i giorni che verranno non fanno ben sperare. Molte città italiane non sono organizzate per affrontare tali emergenze, nè hanno a disposizioni i mezzi per garantire interventi immediati in centri urbani che, per struttura, comunque non potrebbero ospitare mezzi antineve.
Con il numero dei veicoli privati che aumenta in maniera esponenziale e il largo uso che si fa di moto e scooter organizzare un piano di emergenza appare infatti ancora più complesso. “Le città oggi implicano i movimenti di milioni di persone che quotidianamente si recano sui luoghi di lavoro e di studio. Dal 1984 ad oggi si sono moltiplicate le auto in circolazione e le città sono rimaste sostanzialmente ancorate allo stesso modello di sviluppo che si traduce essenzialmente in una continua espansione del cemento e del costruito. Nel contempo, la maggior parte delle amministrazioni locali risulta impreparata ad affrontare le situazioni difficili perché incapace di pensare città diverse e di predisporre interventi di tipo strutturale per rispondere alle emergenze”. Della situazione che ha colpito l’Italia ha parlato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, suggerendo interventi strutturali nelle città in modo da garantire un adeguato piano di emergenza in una penisola in cui gli eventi meteo di straordinaria intensità stanno diventando sempre più frequenti.
“E’ necessario prendere atto che le emergenze non sono più situazioni rare, alle quali rispondere con interventi estemporanei e momentanei. Le recenti alluvioni, come la nevicata di questi giorni sono gli effetti più evidenti dei cambiamenti climatici in atto – ha continuato Cogliati Dezza –. Cambiamenti che debbono spingerci ad adeguare oltre ai nostri comportamenti, agli stili di vita anche le nostre città, sempre più vaste e trafficatissime”.
Dopo pochi mesi dalle tragedie che hanno colpito la Liguria e la Sicilia, con numerosi morti a Genova, Messina e nelle rispettive aree limitrofe pensare che questi siano solo degli eventi sporadici sarebbe un errore, sono invece emergenze che vanno affrontate servendosi di tutte le competenze e dei mezzi a disposizione nel territorio. Per ridurre i danni di alluvioni e nevicate di particolare intensità bisognerebbe quindi anche pensare le città in maniera differente, evitando il consumo eccessivo si suolo e la cementificazione incontrollata si possono infatti limitare i danni ambientali, i drammi umani e il pericolo per i cittadini.
“Non si può delegare la soluzione di questi problemi all’intervento della Protezione civile. La questione è ampia e strutturale – ha concluso Cogliati Dezza -. Dobbiamo cambiare il modello di città e rivedere le politiche in modo da poter controllare effettivamente e concretamente l’evolversi degli eventi, smettendola con gli interventi solo emergenziali, costosissimi e inefficaci sul lungo termine. Bisogna intervenire strutturalmente per permettere ai milioni di pendolari che quotidianamente debbono raggiungere i grandi centri di muoversi utilizzando treni sicuri e veloci, dobbiamo mettere in sicurezza il patrimonio abitativo esistente, recuperare e curare la manutenzione degli spazi pubblici e demolire le costruzioni nelle aree a rischio, ripensando complessivamente l’idea di sviluppo delle nostre città”.