Test sul campo per i nuovi strumenti di prevenzione contro l’emergenza incendi
(Rinnovabili.it) – L’emergenza incendi non si arresta. Mentre il Paese combatte con una siccità senza precedenti e violente ondate di calore, la mancata prevenzione e la mano dell’uomo, stanno mandando in fumo migliaia di ettari di territorio. Per la precisione 44mila ettari, bruciati dall’inizio dell’anno a oggi, con vere e proprie punte di esasperazione in questi giorni estivi. I dati sono stati raccolti dal report, presentato dai Verdi solo qualche giorno fa, in cui si punta il dito sia su una carenza infrastrutturale profonda che su malavita organizzata e piromani solitari. Distruzione e fumi tossici non solo l’unico “regalo” di questa emergenza: accanto ad un danno puramente economico (878 milioni di euro solo quest’anno), c’è l’aumento del rischio idrogeologico con le prossime piogge, determinato dalla consistente perdita delle vegetazione.
La situazione peggiore è in Sicilia, seguita a ruota da Calabria, Campania, Puglia e Lazio. “Il problema – spiegano i Verdi nel dossier – è che ogni anno questa notizia rimane sulle prime pagine dei giornali, come in questo periodo, per poi sparire durante il resto dei giorni, lasciando sul terreno solo le ceneri e nessuno che si assuma le responsabilità di quanto accaduto”.
In termini di prevenzione, il lavoro da fare è ancora grande. Accanto alle attività di controllo “umane”, c’è chi sta investendo su sistemi tecnologici di monitoraggio. È il caso dell’Emilia Romagna che, con il supporto della Protezione Civile, ha lanciato un progetto pilota per affrontare in maniera preventiva l’emergenza incendi. L’iniziativa interessa due siti dell’Appennino tra Modena e Ferrara, dove sono state istallate alcune stazioni di monitoraggio hi-tech. Ogni stazione è composta da una termocamera – in grado di rilevare temperature variabili in un range di oltre 500 °C con precisione +-2°C – ed una telecamera con un potente zoom, mobili e capaci di operare una scansione del territorio a lunga distanza.
Il sistema, battezzato con il nome di EFLAME, è stato creato da una delle aziende incubate nel parco scientifico tecnologico di Trieste AREA Science Park, e permette di essere telecontrollato attraverso reti ADSL o wireless.
Le stazioni sono così in grado di scansionare in tempo reale il territorio, misurando la temperatura e segnalando qualsiasi condizione sospetta, anche in condizioni di preallarme.
I test sul campo hanno mostrato che EFLAME è in grado di rilevare principi di incendio di dimensioni molto ridotte, con un fronte di soli due metri, in un raggio di quattro chilometri, coprendo potenzialmente un’area di 5mila ettari. L’equivalente, per avere un’idea, di due terzi dell’estensione del Parco Nazionale del Vesuvio, recentemente devastato dal fuoco.