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Elettronica di consumo, la strada verso la sostenibilità è lunga

Entro la fine di quest’anno, nel mondo saranno acquistati ben 2,5 miliardi di cellulari, computer e tablet, prodotti di un'industria che ancora lontana dai "green credits" richiesti dagli ambientalisti

Elettronica di consumo, la strada verso la sostenibilità è lunga(Rinnovabili.it) – Oggi, sempre più persone in tutto il mondo si affidano a computer portatili, telefoni cellulari e tablet come parte essenziale della loro vita quotidiana. Tuttavia, il tasso al quale acquistano e si disfano dell’elettronica di consumo sta gravemente ripercuotendo sul nostro pianeta. Ecco perché, anche sotto le incessanti richieste del mondo ambientalista, l’industria elettronica ha mostrato che, qualche passo avanti verso una produzione più verde ed ecocompatibile, è possibile. A fare il punto sullo stato dell’arte è oggi Greenpeace nel nuovo rapporto Green Gadgets: Designing the future. Il documento rivela che,  solo entro la fine di quest’anno, nel mondo saranno acquistati ben 2,5 miliardi di cellulari, computer e tablet.

 

Questo enorme quantitativo di elettronica, oramai “usa-e-getta”, si porta dietro più di un problema a livello ambientale. A cominciare dall’enorme quantità di energia fossile impiegata per la produzione – soprattutto da parte dei fornitori in Asia orientale. E nonostante si possa giudicare come un buon progresso l’eliminazione delle sostanze tossiche più pericolose dai prodotti dai marchi leader di elettronica, molte grandi aziende mostrano di essere ancora lontane da buone performance ambientali. Le previsioni per il futuro non sono troppo incoraggianti: entro il 2017 i RAEE tossici raggiungeranno i 65,4 milioni di tonnellate. L’equivalente di 11 piramidi di Giza. Il riciclo di questo tipo di rifiuti diventa ancora più problematico quando viene esportato nei paesi del Sud del mondo, dove le pericolose pratiche di smaltimento comportano gravi rischi per la salute le comunità locali. E anche se i programmi di recupero dei RAEE sono in crescita, la velocità di raccolta , alle condizioni attuali, non può tenere il passo con il tasso di consumo.