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El Salvador è il primo Paese a mettere al bando le miniere di metalli

Una nuova legge ordina l'interruzione, a livello nazionale, di qualsiasi attività minerarie legata all’oro e agli altri metalli

El Salvador è il primo Paese a bandire le miniere di metalli

 

(Rinnovabili.it) – L’acqua viene prima dell’oro in El Salvador. La più piccola nazione del Centro America scrive così la parola fine alle attività di estrazione dei metalli sul suo territorio. Con il sostegno di ambientalisti, politici, accademici e persino della chiesa cattolica, i legislatori salvadoregni hanno approvato ieri un nuovo disegno di legge che mette definitivamente al bando le miniere di metalli. Un provvedimento ritenuto necessario ed urgente per  proteggere le fonti di approvvigionamento idrico, oggi già limitate e fortemente inquinate.

 

“È una giornata storica per El Salvador e per il mondo intero”, ha commentato con entusiasmo ai giornalisti Lina Pohl, ministro dell’ambiente. “Rappresenta un passo coraggioso e straordinario, e un enorme avanzamento nella lotta nazionale contro il degrado ambientale”.

 

Qui i rischi legati all’estrazione mineraria sono particolarmente acuti. Il Paese non solo è densamente popolato ma è anche il secondo territorio più flagellato sul fronte ambientale nel continente americano (dati ONU).

 

“L’attività mineraria è un settore la cui prima e principale vittima è l’acqua”, spiega Andrés McKinley, esperto della Central American University di San Salvador. “Stiamo parlando di un problema che è una questione di vita o di morte per il paese.”

 

I dati del ministero dell’ambiente denunciano che il 90 per cento delle acque di superficie è contaminato a causa di scarichi agricoli e dei processi di depurazione carenti. Fermare gli sforzi delle aziende internazionali, allettate soprattutto dalla cintura d’oro delle regioni settentrionali, non è mai stato, dunque una questione puramente ambientale.

 

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In realtà, il voto dell’assemblea legislativa ha trasformato in legge una moratoria sulle miniere vecchia di dieci anni. Moratoria che ha portato in passato la nazione in aperto scontro con l’industria di settore. A differenza delle attività minerarie nei vicini paesi centroamericani, in El Salvador ci si è limitati a operazioni su piccola scala. La guerra civile degli anni 1980 ha scoraggiato le compagnie internazionali che non hanno ripreso l’attività di esplorazione fino al 2000. Da quell’anno in poi la pressione è cresciuta.

 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, creando un vero e proprio movimento sociale, è stata la cava progettata dalla Pac Rim Cayman. La società, controllata della canadese-australiana OceanaGold, aveva ottenuto una licenza per aprire una miniera d’oro nella provincia settentrionale di Cabañas, licenza respinta nel 2005 per non aver soddisfatto tutti i requisiti di legge.

Con la crescita dell’opposizione al progetto, sono aumentati anche gli scontri intorno alla miniera, causando la morte di diversi attivisti. La questione si è risolta lo scorso anno attraverso un arbitrato commerciale internazionale. Il tribunale ha dato ragione al governo salvadoregno, respingendo tutte le richieste della società. La OceaneaGold è stata condannata a pagare un risarcimento di 8 milioni di dollari a cui si aggiunge un ulteriore, multa per aver ancora versato la somma.