(Rinnovabili.it) – Il terzo anno consecutivo di siccità sta riducendo allo stremo più di 1 milione di persone in Madagascar. Particolarmente colpito il sud della grande isola africana dell’oceano Indiano, dove la FAO stima che l’80% della popolazione sia a serio rischio carestia. I cambiamenti climatici causati dal più violento El Niño degli ultimi anni stanno mettendo in ginocchio buona parte dell’Africa australe, ma il Madagascar è osservato speciale perché 9 abitanti su 10 vivono con meno di 3$ al giorno e ha uno dei tassi di malnutrizione cronica più alti del pianeta.
In condizioni climatiche normali, la stagione delle piogge dura da novembre a marzo e permette ai contadini – la stragrande maggioranza della popolazione – di coltivare mais e manioca senza intaccare eccessivamente le scorte. Ma quest’anno le piogge sono finite con largo anticipo, a gennaio, lasciando distretti come Amboasary, Ambovombe, Tsihombe, Beloha, Ampanihy e Betioky in balìa della siccità. Non piove abbastanza da almeno 5 anni, e già nel 2010 una grandinata aveva distrutto i raccolti di mais, patate dolci e anguria.
La popolazione, specie nei villaggi più remoti dove i già scarsi aiuti internazionali faticano ad arrivare, ora è costretta a nutrirsi di quegli stessi semi che dovrebbe invece piantare. Così, oltre a dare fondo alle scorte, distruggono allo stesso tempo l’unica risorsa in loro possesso per evitare la carestia anche la prossima stagione. L’alternativa, anche questa sempre più diffusa, è mangiare il frutto del cactus, che ha però valori nutritivi troppo bassi. E la malnutrizione va a incidere sempre più sull’economia nazionale, già provata da 7 anni di crisi politica e attentati, e quindi sulla capacità di resilienza dell’isola. Il costo per le casse dello Stato tocca il 15% del PIL.
Ma El Niño sta lasciando il segno su tutta l’Africa australe, non soltanto quella affacciata sull’oceano Indiano. Le stime più recenti parlano di almeno 31 milioni di persone a rischio carestia per carenza di scorte alimentari, dall’Angola allo Zimbabwe. Al termine di questa stagione, il deficit di cereali raggiungerà almeno gli 8 mln di t. Anche il Sudafrica, solitamente un forte esportatore in tutta la regione, quest’anno è costretto a importare mais.