(Rinnovabili.it) – Se ne parla da tempo, ma da qualche settimana gli avvertimenti della comunità scientifica sono più pressanti: il ritorno di El Niño fa paura, perché quest’anno può generare effetti devastanti. Almeno 4 milioni di persone rischiano di restare senz’acqua nell’area sudoccidentale del Pacifico, mentre i Paesi vicini all’Equatore verranno investiti da piogge torrenziali e inondazioni. Si prospetta una emergenza umanitaria di proporzioni bibliche, pari a quella innescata dallo stesso fenomeno climatico nel 1998. Quell’anno provocò la morte di 23 mila persone nei piccoli Stati insulari, più esposti ai cataclismi intensificati dal riscaldamento globale.
L’Ufficio ONU per il coordinamento degli Affari umanitari annuncia che «El Niño ha il potenziale di far scattare un’emergenza umanitaria regionale e si stima che fino a 4,1 milioni di persone siano a rischio di mancanza di acqua potabile, insicurezza alimentare e malattie, in isole già sotto l’effetto del cambiamento climatico».
Il fenomeno climatico El Niño si verifica nell’Oceano Pacifico centrale nei mesi di dicembre e gennaio con una variabilità tra i 3 e i 7 anni, ma l’aumento del riscaldamento globale potrebbe accorciare i tempi fra un ciclo e l’altro. Si tratta di una teleconnessione atmosferica, cioè di una contemporanea variazione di pressione e temperatura nell’atmosfera e nell’oceano tale da presentare una correlazione statistica. Al riscaldamento delle correnti del Pacifico centro-orientale, sale la pressione atmosferica in quello centro-occidentale. A seguito delle sue manifestazioni, in alcune regioni del mondo si intensificano inondazioni, siccità e altre perturbazioni.
«Paesi come Papua Nuova Guinea, Figi, Tonga e Isole Salomone già sentono l’impatto di El Niño con una diminuzione delle piogge che colpisce i raccolti e l’erogazione di acqua potabile – dichiara il responsabile per la regione dell’ufficio Affari umanitari, Sune Gudnitz – Allo stesso tempo, gli Stati nel sudovest del Pacifico, che hanno popolazioni più numerose, saranno notevolmente più aridi e più caldi. Le condizioni di siccità già in atto complicheranno ulteriormente la situazione umanitaria in territori che stanno appena risollevandosi dalla devastazione dei cicloni tropicali Pam, Mausak e Raquel».