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Secondo l’EFSA il glifosato non è un interferente endocrino

L'Agenzia per la sicurezza alimentare pubblica il suo ultimo parere che assolve il glifosato anche dall'impatto sugli ormoni. Ma i criteri di valutazione sono superati

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EFSA, sul glifosato un nuovo parere basato su vecchi criteri

 

(Rinnovabili.it) – Il file del glifosato ora è completo. Sulle scrivanie della Commissione Europea è arrivata ieri l’ultima relazione dell’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, che doveva valutare se la sostanza fosse un interferente endocrino, cioè un perturbatore del sistema ormonale dagli effetti dannosi sulla salute. Il parere, come ci si poteva aspettare, è negativo. Per l’EFSA il glifosato non presenta dunque alcun rischio per la salute umana.

Con questa opinione, il dossier di Bruxelles è completo e rafforza la sua proposta originaria: rinnovare l’autorizzazione per il diserbante più controverso del mondo per altri 10 anni. Secondo l’EFSA, infatti non vi sarebbero prove a sufficienza per considerarlo nocivo per gli ormoni: «Nessuna evidenza è stata trovata negli studi ecotossicologici che contraddicono questa conclusione», recita il documento.

In attesa della riunione del Comitato fitosanitario permanente, che raduna gli esperti di tutti gli stati membri, si rinfocola dunque una polemica lunga ormai due anni e mezzo. Tanto è passato da quando l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il glifosato come «probabilmente cancerogeno per l’uomo». Un parere contestato dall’EFSA, finita al centro delle polemiche per conflitti di interessi che ne avrebbero inficiato la contro-valutazione.

 

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Conflitti non ancora risolti, su cui gli ambientalisti concentrano la critica. Inoltre, per fugare i dubbi sulle potenziali interferenze del sistema endocrino, l’agenzia non si è basata sulla definizione approvata a luglio dall’UE. Ha adottato criteri intermedi fissati diversi anni fa mentre si attendeva una definizione formale, la quale oggi comprende anche i “sospetti interferenti endocrini”. Secondo i critici, vi è un problema nel livello di prove troppo alto da presentare per togliere dal commercio le sostanze potenzialmente dannose. In tal modo, si garantirebbe a numerosi potenziali perturbatori di aggirare i divieti.

Sul glifosato, sta giungendo all’epilogo una guerra in punta di diritto, in cui l’utilizzo distorto della scienza per funzioni evidentemente politiche ed economiche ha dominato il campo. Il risultato delle tensioni è ancora tutt’altro che scontato, con la Francia che pochi giorni fa ha annunciato il suo no alla nuova autorizzazione. Se restasse di questa idea, Parigi potrebbe far mancare la maggioranza qualificata tra gli stati membri, con Bruxelles nuovamente obbligata a tenere il cerino in mano.