L’Ispra pubblica l’edizione 2024 dell’Atlante dei dati ambientali. Per la 1° volta contiene una valutazione accurata a scala locale degli ecosistemi per cui scatterà presto l’obbligo di ripristino in base alla Nature Restoration Law
Il 28% dei Comuni italiani sarà obbligato a ripristinare i propri ecosistemi urbani tra 7 anni. La percentuale sale al 40% se si contano anche i Comuni periurbani, che da soli valgono più dell’11% del totale. Numeri che danno una prima idea dell’impatto del regolamento sul Ripristino della Natura (Nature Restoration Law) approvato a Bruxelles quest’anno ed entrato in vigore il 18 agosto 2024.
Cosa prevede il regolamento UE sul Ripristino della Natura
Sono i dati presentati dall’Ispra nell’edizione 2024 dell’Atlante dei dati ambientali. Il rapporto introduce, per la prima volta, un focus sugli ecosistemi urbani. L’obiettivo è fornire una visione d’insieme al governo per la predisposizione del piano nazionale per il ripristino, che il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha promesso di presentare entro il 2026.
Il regolamento UE sul ripristino della natura obbliga ogni stato membro a preparare un piano nazionale in cui indicare le azioni che intende intraprendere per centrare gli obiettivi comunitari. Tra i principali:
- l’obbligo di assicurare il ripristino di almeno il 20% delle aree degradate terrestri e marine
- ripristinare entro il 2050 tutti gli ecosistemi degradati
- evitare qualsiasi perdita netta di spazi verdi e di copertura arborea nelle aree urbane fino al 2030
- ottenere un costante aumento della superficie totale di spazi verdi urbani e di copertura arborea a partire dal 2031.
Gli Stati membri devono anche assicurare il monitoraggio degli obiettivi ad intervalli di 6 anni dalla sua approvazione.
La mappa degli ecosistemi urbani da ripristinare
Le mappe preparate dall’Ispra individuano tutti gli ecosistemi urbani da attenzionare ai fini del regolamento UE, e che saranno soggetti agli obblighi di ripristino dal 2031. Si tratta di aree per le quali i Comuni dovranno assicurare il mantenimento dell’estensione complessiva (a partire dal 2024) e l’incremento, con azioni di ripristino (dal 2031) delle aree verdi e degli alberi.
Oltre agli ecosistemi urbani dovranno essere fatti interventi di ripristino anche in altri ambiti, come quelli agricoli, forestali, costieri, marini e fluviali. Uno degli indicatori fondamentali fornito dall’Ispra in quest’ottica è la frammentazione degli habitat. Per le azioni di ripristino, la Nature Restoration Law cita il miglioramento della connettività tra tipi di habitat, l’eliminazione delle barriere artificiali lungo i corsi fluviali, il ripristino della connettività degli ecosistemi forestali (soprattutto nelle aree urbane tramite sistemi sostenibili di forestazione, riforestazione e piantumazione di alberi).
“Allo stato attuale il 23,3% degli ecosistemi risentono di una frammentazione elevata, mentre quasi un quinto (17,5%) è a frammentazione molto elevata”, sintetizza l’Ispra.